Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.1 mag-giu 1944
- 103 - un mercato dove gli imprenditori dispongono di loro libera ini– ziativa del reimpiego di tutti i profitti dell'impresa? Quanti onesti imprenditori non sono oggi preoccupati del problema dell'inv<estimento da dare ai loro capitali liquidi? One– sti non sono coloro che si preoccupano di osservare Le formalità stabiJite a tutela dei diritti degli azionisti, il cui controUo è sem– pre illusorio W. eludibile, ma roloro che sentono il dovere di am– ministrar.e l'impresa in mcxio da trovarsi nelle condizioni migliori per la ripresa di domani Trascuriamo l'avventurosa esperienza: degli imprenditori disonesti che si oentono portati a capo della loro impresa da un colpo di fortuna e sono perciò preoccupati sol– tanto di cogliene ogni occasione per dilapidarne il patrimonio, per far ricca la propria famiglia, per accumulare valori di ogni sorta, dal brillante all'argenteria, da nascondere nell'orticello della casa di sfollamento pagata come tutte le altre cose al deduplo del loro valore. Ma usciamo dall'incubo di questi anni. Sforziamoci di guar– dare al domani, quando i nostri imprenditori avranno superato le prime difficoltà <lella ,previsione in un mercato depauperato di ogni cosa e il credito <lei vincitori ci avrà assicurato te materie prime indispensabili per ricostruire le prime scorte. E' proprio vero - vorrei che anche gli economisti ci aiutassero a rispondere - che la previsione de1la deEbina"zione da dare agli utili del– l'azienda sia da lasciare alla libera iniziativa dell'imprenditore? Le necessità della ricostruzione delle nostre città ci faranno tro– vare dj fronte ad una eccezionale attività dell'edilizia; le condi– zioni del mercato interno e di talune industrie concorrenti po– tranno favorire - auguriamoci - il ramo tessile: siam.o proprio sicuri che gli ,imprenditori delle varie aziende daranno agli utili l'investimento migliore e più conveniente per un mercato che avrà una fame rabbiosa di capitali? Non ci vengano a dire gli economisti che non stiamo al gfoco. Non ci in.:mgnano le conclusioni degli studi sulle crisi che la du– rata ste~sa delle previsioni connesse con la ricerca dell'espansione più appropriata da dare agli impianti pone dei problemi di gra– vità ben diversa da quelli della gestione ordinaria? Non ci è stato insegnato che la ragione costituzionale dei fre– quenti eccessi di espansione negli impianij delle aziende risiede nell'aculeo della concorr,enza, per cui -se le prospettive, anche cor– r-etamente valutate sono per un aumento della produzione di 10, ciascuna delle 100 ditte operanti in uno stesso ramo tenderà ad ingrandirsi non per 1100 ma, poniamo, per 1110 dell'aumento to– tale previsto? Sappiamo, d'altronde, che nessun ramo si sviluppa ininter– rottamente e che i più proficui sono destinati a vedersi ridotti i guadagni dall'affermarsi di nu cve iniziative; mentre un complesso di ragioni cospira. nell 'orga.ni '-aazione attuale, ad aumentare la quota di profitti fatta o ggetto d i investimento diretto da parte de- \gli ·imprend!ìtari. · -s · • •
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