Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.1 mag-giu 1944
-19Z - Ma intendiamoci bene: non ci si venga a dire che la libera concorrenza degli economisti si verifica, come vorrebbero taluni, in quanto ntm esistono organi centrali che dirigano la produzione, la distribuzione e il consumo. La libera concorrenza cui tendiamo è data da condizioni cli mercato in base alle quali si ottiene che nE-ssun vendL,tore o compratore sia in grado di influenza!re, da solo o cli concerto con gli altri, il pnezzo di qualsiasi merce o fat– tore di produzione e che meroi e fattori di produ~ione godano di perfetta mobilità fra tutti i possibili usi o impieghi. Maestri e amici economisti vi prendiamo in parola. Se vi as– sumet~ il compito di verificare dove si realizzano e dove non si realizzano queste condizioni, lo Stato di domani vi procurerà, an– che nella nostr\l povera e derelitta Italia, agi e strumenti cli stu– dio non meno ricchi di quelli dei quali va orgogliosa un'Univer– sità come quella di Harvard. Ma non ci si ammonisca della apo- .... logetica, per quanto brillante e togata. Per la gestione dei settori nei .quali quelle condizioni fatto non si verifichino, anche per ef– fetto delle dimensioni dell'impresa, tenuto conto della modestia del nostro mercato, in Italia come in nessun altro Paese si è ac– cumulata in quest'ultimo ventennio tanta esperienza di organiz– zazioni e di uomini, da non lasciarci dubbio. circa la convenienza di una assunzione da parte dello Stato. Parliamo di relazioni di dimen3ione fra imprese e mercato, pur essendo profondamente persuasi della necessità, storica oltre– ché tecnica, di allargamenti federalistici del mercato. Ma per la dignità del nostro Paese, aHa quale teniamo appassionatamente, ci auguTiamo che il tormento di questi anni ci lasci sufficienti enengie da dedicare ad un radicale lavoro di ripulitura m,oralie e di messa a punto tecnica delle oondizioni nostre interne prima che si matyri la possibilità di farne apporto in una economia più va– sta. Vogliamo entrarvi a fronte alta come cittadini degni di un mondo migliore, non come paria incapaci di governarsi. Dove condizioni di libera concorrenza e3istono, l'iniziativa economica si svolgerà libera senza nessun impaccio di interventi statali. Non ci si vengano a proporre problemi di equilibri par– ziali. Abbiamo imparato a diffidarne. Lo Stato si preocTuperà, il nostro Stato deve preoccuparsi, soltanto del permanere di q;_.elle conditzioni e agirne con tuttii i suoi mezzi di azione politica per ottenere questo fine. · Il metodo non può essere che il seguente: cercare l'intima ragion-e di e3se»e delle varie istituzioni nelle quali si articola la società moderna e creare condizioni in virtù delle quali gli uomini che le conducono si comportino conformemente a tale ragione d1 essere. Vecliamone subito qualche applicazione. Vorranno gli economisti farci credere che non sia concepi– bile una organizzazione sociale, nella quale si possa raggiungere una mobilità dei. fattori della produzione più vicina a condizioni di massimo rendimento di quelle ohe si verificano nella realtà in
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