Cronache meridionaliste come arciesatta la previsione di spesa in infrastrutture, c'è da interrogarsi sui costi-benefici dell'impianto. A volerne scontare per certa la convenienza per la siderurgia nazionale, lo stesso non si può dire per la Calabri_a:affinché l'analisi dei costi-benefici dia una risposta positiva, bisognerebbe ammettere che l'immobilizzo (per ora) sull'ordine degli 800 miliardi si tradurrà nella firme motrice teorizzata dal Perroux, cioè in industria « trainante » verso il decollo della regione. L'esempio di Taranto esclude .affidamenti del genere e nessuno può credere che nel breve-medio periodo lo Stato italiano sarà nelle condizioni, in aggiunta allo sforzo finanziario per l'impianto siderurgico, di assicurare alla Calabria le capacità imprenditoriali e i mezzi. necessari alla sua firme motrice. Terzo argomento. Il « sì » a Gioia Tauro si convertirà in un definitivo « no » a Napoli, in particolare al progetto-pilota destinato a sistemare la non più sopportabile situazione dell'area nietropolitana. Lo ha scritto il sottosegretario per gli investimenti straordinari nel Mezzogiorno, on. Compagna. Le conseguenze? Da parte nostra se n'è fatto cenno in una nota di pochi giorni addietro. Napoli continuerebbe a soffocare tra il complesso Italsider di Bagnoli e la vecchia zona industriale; lo stesso impianto siderurgico in obbligo di ampliarsi pena la perdita di competitività e dunque di trasferirsi da Bagnoli dove non c'è più spazio, si troverebbe ben presto sulla china della decadenza; nel progetto di disinquinamento del Golfo si aprirebbero due enormi falle, l'una ad oriente l'altra ad occidente della costa partenopea. E, dobbianio oggi aggiungere, la Calabria candiderebbe uno dei suoi più splendidi litorali a prender posto nello sciagurato elenco delle zone inquinate d'Italia; è un'illusione quella di una « immunità » per la piana di Rosarno, dato che l'acciaieria elettrica non esaurisce il ciclo operativo. Avremmo rinunciato ad insistere sui termini del problema se ancora difettassero le « alternative » al progetto siderurgico. Ma esse ormai costituiscono assai più di una lontana eventualità: è il caso delle intenzioni d'investimento della Fiat nelle sue officine di Savigliano; è il caso del complesso Omeca dove nulla vieta si concentri gran parte della produzione di materiale rotabile e di attrezzature fisse richiesto dalle Ferrovie. Tutto sta nel confrontare l'apporto di queste iniziative e del'le altre collaterali, fornitrici e di servizio che dovranno necessariamente sorgere, con l'apporto all'occupazione dell'unicum rappresentato dal laminatoio. Ad occhio e croce il conto dovrebbe chiudersi a vantaggio deU'alternativa già così com'è attualmente. Comunque una verifica s'impone, e d'urgenza. E solo nell'ipotesi affer,:nativa i poteri centrali potranno legittimamente chiedere ai dirigenti della Regione se vogliono lo sviluppo economico bilanciato tra industrie che rispettino le vocazioni ambientali, agricoltura 45 BibliotecaGino Bianco .
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