Nord e Sud - anno XX - n. 166 - ottobre 1973

Guido Macera Sul piano politico vale la pena ricordare che il « pacchetto » per la Calabria e la Sicilia contemplava in origine un quinto centro siderurgico nell'isola, successivamente proniesso alla provincia di Reggio durante la «guerra» per il capoluogo regionale. In complesso pare lecito concludere che questa storia si presenta poco edificante sia sotto il profilo del costume della vita pubblica sia sotto quello delle responsabilità tecniche. Tale giudizio enierge da documenti e fatti che per ovvi motivi di brevità non riesporremo. Se resta ancora un margine utile alla discussione prima dell'esito del tiro alla fune, è preferibile riassumere i termini oggettivi del problema. Cominciamo dagli aspetti occupazionali assolutamente prioritari nel Sud, specie in Calabria. Nessun dubbio che l'insediamento di Gioia Tauro comporterebbe l'immediato sacrificio di almeno duemila ettari di agrumeti di alta qualità e bloccherebbe in seguito l'espansione irrigua nella piana di Rosarno. Il presidente delta Regione Guarasci - si legge nelle cronache giornalistiche - uscendo dalla riunione romana ha dichiarato che anche nella più modesta diniensione di laminatoio l'irnpianto darà luogo a settemila nuovi posti di lavoro e non già a{ quattromila stimati dalla « Cas- · sa ». Ammessa ma non concessa la verosimiglianza della cifra ( la parola spetta agli esperti della Finsider, tuttora silenziosi), nel bilancio dell'occupazione netta occorre sottrarre 2.300-2.500 unità oggi addette in maniera stabile all'agricoltura della zona. Ciò a prescindere dalle prospettive prossime dello sviluppo agrumicolo condannate dalle· esigenze d'acqua del laminatoio. In sostanza, si verificherebbe a Gioia Tauro qualcosa di analogo all'errore o, peggio, alla colpa di Manfredonia dove la fabbrica ENI di urea pesante ha messo in crisi uno dei residui grandi centri pescherecci del nostro Paese senza increnzentare a livello apprezzabile né l'occupazione né il locale reddito pro-capite. Secondo argomento. La soluzione acciaieria elettrica, fanno notare i sostenitori della validità dell'insediament<? siderurgico a Gioia Tauro, consente di contrarre la spesa per le infrastrutture da circa 215 miliardi · ai 98 calcolati dalla Commissione Franco, cui bisogna aggiungere altri 40-45 miliardi per gli espropri di terreni. Mi pare che però ricadano a carico della Finsider (come se non vi si dovesse provvedere con denaro pubblico). A noi non risulta che nei calcoli della Commissione Franco siano stati compresi gli oneri derivanti dall'approvvigionamento idrico; inoltre non si sa se, in presenza dei controversi responsi delle società di ricerca incaricate di accertare la « fattibilità » del porto in una zona sismica e, a quanto pare, priva di « soglia continentale ») la com1nissione abbia considerato l'ipotesi più sfavorevole ( la quale qualche credito lo merita a causa del disastroso precedentf!, di Sibari). Ma, pur accogliendo . . 44 . BibliotecaGino Bianco

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