Nord e Sud - anno XX - n. 166 - ottobre 1973

Antonino Repaci Viene a questo punto in argomento la lettera che Francesco De Angelis pubblicò su questa Rivista (dicembre 1972, n. 136). Il De Angelis riferisce un ricordo di Carlo Sforza, tratto dall'edizione francese del suo Les batisseurs de l'Europe, tradotto poi in lingua italiana col titolo Costruttori e distruttori (Ed. De Luigi, Roma, 1945). Lo Sforza riferisce due circostanze che, data l'autorevolezza dell'autore, sono entrate a far parte integrante della mitologia sopra accennata, che trovasi tuttora recepita da taluni autori della rievocazione del cinquantenario. Esse sono: 1. - Facta si adoperò con ogni mezzo per impedire a Giolitti di recarsi tempestivamente a Roma per essere presente alla crisi del governo. Precisa lo Sforza di avere appreso da Giolitti che, essendo questi sulle mosse di partire da Cavour (cioè il 27 ottobre), Facta gli avrebbe telegrafato che le linee ferroviarie erano interrotte da inondazioni. 2. - Il movente di codesto atteggiamento di Facta andrebbe ricercato nelle trattative che l'allora presidente del Consiglio stava conducendo coi capi fascisti per costituire un suo terzo ministero con la partecipazione dei fascisti stessi. Entrambe codeste affermazioni si sono rivelate prive di fondamento. Quanto alla prima, è sufficiente leggere il telegramma cui accenna lo Sforza: telegramma a firma di Facta e di_Soleri, inviato al prefetto di Torino. Esso dice: S.E. Soleri e poi S.E. Facta n1i hanno incaricato di informarla che la sua presenza sarebbe stata più che necessaria a Roma, ma che la situazione è precipitata, e che effettivamente vi è interruzione nelle linee ferroviarie che portano a Roma. Tanto S.E. Soleri quanto S.E. Facta hanno n1olto insistito sul punto che io esponessi all'E.V. il loro profondo rammarico di non poterla avere a Roma; ho ben capito che la situazione sarebbe stata molto diversa se l'E.V. si fosse trovata nella Capitale (In A. REPACI, La marcia su Roma, App. A, n. 318). Per comprendere appieno il significato di questo telegramma, occorre avere presenti tutte le invocazioni che Facta aveva rivolto a Giolitti fin dal settembre 1922. È qui impossibile enumerarle tutte; mi limito perciò a citare la numerazione dei documenti riprodotti nel mio saggio all'App. A: n. 186, 213, 253, 265, oltreché le testimonianze di Bertone, Ferraris e Frassati (n. 4, 12, 13 App. C). Queste invocazioni hanno talora accenti drammatici e .rivelano l'ansia che agitava l'animo 118 . Biblioteca.GinoBianco

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