Nord e Sud - anno XX - n. 166 - ottobre 1973

Sandro Bonella ha sprezzantemente espresso la sua opinione sulla dissidenza nell'Urss. « Qualche scontento non basta a condannare un regime. Né a far dubitare della sua capacità di sviluppo ». E ha precisato poi, su un numero speciale dell'« Humanité », organo del suo partito: « Non c'è (nell'Urss) regresso della democrazia ma progresso continuo. Tutto indica che in quel paese esiste la ferma volontà di preferire la battaglia delle idee alle misure repressive ». Il Pcf è stato, tra i partiti comunisti occidentali, forse il più duro nei confronti dei dissidenti sovietici, e certamente il più ligio alle direttive di Mosca sulla questione. L'ortodossia rigida dei comunisti francesi ha radici lontane nel tempo, e ad essa oggi si aggiunge la necessità di non perdere terreno presso la base a vantaggio degli alleati socialisti, che hanno fermamente condannato la repressione nell'Urss. Da ciò la scelta della linea « dura ». Ma l'argomento principe resta quello dei limiti del dissenso. Ha ragione Marchais, sia pure dal suo punto di vista? I dati su cui ci si può basare per tracciare un quadro appena sommario della realtà del dissenso sovietico sono pochi. Non esiste nell'Urss libera circolazione di idee e di informazioni. I corrispondenti stranieri a Mosca operano in condizioni difficili, sotto diretto controllo delle autorità sovietiche; è proibito avere contatti non autorizzati con cittadini sovietici; la libertà di movimento è fortemente limitata; esiste il rischio di scambiare un agente del Kgb con un dissidente con la conseguenza pressoché certa dell'espulsione. Tuttavia quasi tutto quel che si conosce della dissidenza sovietica lo si deve al coraggio e alla coscienza prof essionale di giornalisti degni di questo nome. Sappiamo da loro i nomi dei dissidenti che sono divenuti noti in occidente: ma sappiamo anche che per ogni nome famoso vi è stata una rete di anonimi cittadini sovietici che hanno favorito gli incontri, che si sono esposti al rischio dell'identificazione e della cattura da parte del Kgb. Questo è già un primo dato. L'iceberg del dissenso co1nincia a prendere forma, con le cime emergenti dei nomi famosi, e la massa nascosta sotto la grigia coltre del conformismo sovietico . .Nel corso del suo congresso a Vienna, l' « Amnesty international », l'organizzazione internazionale per la difesa dei diritti dell'uomo che ha più volte denunciato i crimini .dei regimi di Grecia, Spagna, Portogallo, ha inviato a Mosca una lettera di protesta per la repressione. La lettera non si limita a chiedere il riconoscimento sostanziale dei diritti dell'individuo: sottolinea anche che le dimensioni del dissenso nell'Urss sono vaste, penetrano in 8 BibliotecaGino Bianco

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