Il nuovo corso di Rumor il regime degli incentivi nel senso di sviluppare le sovvenzioni all'impiego del fattore lavoro, nel discorso di Rumor si legge che gli investimenti nell'industria del Sud dovranno essere tali da « conferire al Mezzogiorno una propria originalità produttiva». Ritorna qui il vecchio argomento, mai del tutto abbandonato, secondo cui l'industria del Mezzogiorno dovrebbe possedere una struttura sua propria e differenziata da quella delle altre regioni. Ritorna in altri termini l'esigenza di sviluppare nel Sud un tipo di industria che non muova concorrenza diretta al settore industriale del Nord, o addirittura tale da non entrare in concorrenza immediata con il settore industriale europeo. Le limitazioni di questa impostazione sono evidenti. Se si esclude che l'industria che si sviluppa nel Sud possa ripetere nella struttura i settori produttivi già presenti nel Nord, lo spazio che rimane è ben poco: l'industria per la produzione strettamente locale (definizione questa che abbraccia un numero sempre più ristretto di settori), e qualche grande impianto che risulta preferibile ubicare al Sud, sia perché gli incentivi vigenti rendono tale ubicazione più conveniente, sia perché gli effetti inquinanti possono renderne sgradita l'installazione al Nord. Sotto questo profilo, non possono esservi dubbi. L'obiettivo di qualsiasi politica di sviluppo industriale del Mezzogiorno non può essere che quello di creare nel Sud un settore industriale completo, sia nelle sue articolazioni merceologiche che nella sua composizione dimensionale. Qualsiasi limitazione aprioristica non può essere interpretata se non nel senso di voler concepire lo sviluppo industriale del Sud non in relazione alle esigenze delle regioni meridionali, bensì in funzione delle esigenze di altre regioni; il che sarebbe tradire fin dal principio gli obiettivi dichiarati di riequilibrio territoriale. Le prospettive di azione del nuovo governo si presentano quindi incerte anche nelle loro linee più generali. Gli orientamenti di periodo lungo non contengono altro se non la ripresa in tono meno acceso di obiettivi ormai standardizzati, rispetto ai quali si potrebbero desiderare impegni precisi, specificati in termini quantitativi dettagliati. I propositi di periodo breve appaiono dominati dall'ansia di superare la fase inflazionistica, ed a questo obiettivo tutto il resto sembra destinato a cedere il passo. Le scadenze cui il governo dovrà prossimamente fare fronte sono di due ordini. Da un Iato, l'autunno porterà- il rinnovarsi delle contro~ versie sindacali, e quindi la prospettiva di nuovi aumenti salariali~ Dall'altro, si farà sentire sempre più pressante l'esigenza di ritornare ad un regime di cambi ri.gidi, o almeno di porre fine alla svalutazione progressiva della lira. Queste due esigenze combinate, fanno sì che 89 1 BibliotecaGino Bianco
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