Autori vari pone di vagliare ogni proposta di spesa iJ?. relazione « all'andamento della situazione economica e agli obiettivi della programmazione». Sembra quindi di trovarsi di fronte ad un programma di spesa improntato a criteri di selettività, tali da dare una priorità effettiva agli obiettivi riconosciuti dalla programmazione. Tuttavia, al tempo stesso, non mancano gli accenni alla necessità, non solo di riqualificare la spesa pubblica, ma anche forse di ridurla nel suo valore assoluto. « È nostro primario dovere, ha dichiarato Rumor, contenere l'eccessiva espansione del potere d'acquisto monetario, particolarmente quello creato dal disavanzo statale». Dichiarazioni simili lasciano presumere che i nostri ministri finanziari attribuiscono al disavanzo dello Stato un potere inflazionistico maggiore di quello attribuito ad altri tipi di spesa (seguendo in questo teorie ormai screditate e comunque mai fondate). Le stesse dichiarazioni lasciano pensare che il governo intenda rinunciare all'espansione della spesa pubblica per fini sociali (il che mal si concilierebbe con l'intenzione dichiarata di voler perseguire una politica di riforme); oppure che il governo intenda abbinare ogni aumento di spesa ad un aumento di entrata (magari attraverso l'attuazione della manovra del condono fiscale). In questo quadro di austerità si inserisce la disposizione data dal Ministro del Tesoro, La Malfa, secondo cui ogni accordo sindacale avente ripercussioni sulla spesa pubblica dovrà essere preventivamente valutato dal ministro del Tesoro. Queste disposizioni di austerità non sono nuove nella storia dei governi italiani. Tutte le volte che esse sono state prese, esse sono state presentate come misure volte a controllare non il volume ma la qualità della spesa statale. Anche le misure restrittive del Governo Colombo, prese nell'estate del 1970, erano dichiaratamente volte a spostare risorse dai consumi privati ai consumi sociali. Poi, come ognuno poté constatare, la compressione della domanda privata venne realizzata, ma l'espansione della spesa pubblica nei settori sociali non seguì né allora né dopo. Anche il nuovo Governo rischia di battere la stessa strada; e cioè di inaugurare una politica di austerità in nome dell'espansione della spesa sociale, per poi finire nelle secche di una politica meramente deflazionistica. I dubbi crescono se si prende in esame l'orientamento del Governo in· tema di politica monetaria. Su questo punto, le dichiarazioni del Presidente Rumor sono state alquanto vaghe. Ma, in compenso, i fatti hanno seguito le dichiarazioni con inusitata celerità. Con provvedimento del ministero del Tesoro, concordato con la Banca d'Italia, fin dal 26 luglio è stato razionato il credito alle imprese maggiori. È stato infatti stabilito che le banche 86 BibliotecaGino Bianco
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