Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Il nuovo corso di Rumor zione dei paesi europei, si è esteso dai prezzi al dettaglio a quelli all'ingrosso, ed ha cominciato ad incidere in misura sostanziale sulla capacità d'acquisto dei redditi da lavoro. Su questo punto, Rumor è stato assai reciso nella sua replica alla Camera: « Primo e fondamentale compito è quello di frenare le tendenze inflazionistiche che minacciano di pregiudicare in modo irreparabile la ripresa economica appena iniziata ». L'idea che l'inflazione possa pregiudicare la ripresa è di per sé discutibile. L'inflazione trasferisce potere d'acquisto dai redditi di lavoro ai redditi di impresa, e quindi accresce la formazione di profitti. Quindi, secondo una teoria accreditata presso le autorità monetarie, il risultatq dovrebbe essere se mai una accelerazione, non un rallentamento della ripresa. È vero che l'inflazione potrebbe comportare una perdita dei mercati esteri; ma ora che la lira fluttua, ogni aumento dei prezzi interni non si traduce più in un aumento dei prezzi all'esportazione, per cui anche questo pericolo è accantonato. Gli unici effetti negativi dell'inflazione restano quelli costituiti dall'incoraggiamento dato alla speculazione, all'accaparramento di scorte, ed in definitiva ad una certa distorsione nell'uso delle risorse. Comunque, senza discutere le possibili conseguenze dell'inflazione, è viceversa utile, per una comprensione piena della posizione del governo, conoscere a quali cause le autorità governative attribui~cono l'inflazione in atto. Rumor, nel suo discorso programmatico tenuto dinanzi alle Camere, ne ha indicato tre. In primo luogo, un eccesso di domanda globale rispetto all'offerta potenziale (« noi rischiamo di vivere al di là delle nostre possibilità »). In secondo luogo, l'espansione eccessiva della spesa pubblica. Infine, la presenza di spinte corporative che producono aumenti di remunerazioni per settori privilegiati quanto improduttivi (« l'eccessiva larghezza con cui attività non direttamente produttive, talora scarsamente produttive, talora apertamente improduttive, presumono di dover essere remunerate»). A prima vista questa interpretazione dell'inflazione non può che stupire. Presentata così, l'inflazione italiana diventa un'inflazione per eccesso di domanda, e in parte un'inflazione da «rendite» mentre scompaiono le accuse alle spinte salariali, si trascura l'inflazione inter-. nazionale che ha esercitato un duplice effetto sui prezzi interni (aumentando i costi delle importazioni, e consentendo alle imprese esportatrici di aumentare i loro listini), e infine si trascura la stessa fluttuazione della ìira, che consente giorno per giorno alle imprese di aumentare i i loro prezzi, senza più alcun timore di perdere competitività sui mercati esteri. Viene fatto di chiedersi se questa interpretazione particolare dell'inflazione non rappresenti il preludio di prossime misure, che se 83 BibliotecaGino Bianco

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