Ernesto Mazzetti · cospicua, di studi, ricerche e programmi relativa ·a Napoli, la complessità dei cui aspetti - economici, urbanistici, demografici, sociologici, politici - induce ormai da anni a parlare dell'esistenza di una « questione napoletana » inserita nel quadro della « questione meridionale » in un rapporto di vicen.devole condizionamento. Compagna ha precisato in che senso l'impegno a favore dell'a questione napoletana può configurarsi come un punto d'attacco della politica meridionalista. È lecito - egli argom.enta - « costruire per l'Italia un'ipotesi di equilibrato sviluppo metropolitano, assegnando all'asse formato dalle aree metropolitane di Roma e di Napoli, e dalle province intermedie, una funzione di equilibrio a livello nazionale rispetto all'asse tradizionalmente dominante della geografia urbana e industriale del paese, che è l'asse formato dalle aree metropolitane di Torino e Milano, con le sue ramificazioni e propaggini che penetrano in quasi tutte le province ·dell'Italia nord-orientale». Ma se si vuole assegnare all'asse Roma-Napoli questa funzione di riequilibrio, « è il polo più debole dell'asse che deve essere risanato, potenziato, qualificato». Il problema di Napoli e de}la sua area metropolitana diviene quindi un nodo strategico della politica delle aree 1netropolitane e, insieme, dell'azione meridionalista. Si resta fin qui, nell'ambito di uno schema. Occorrono precisazioni ulteriori. Anzitutto sulle ragioni che inducono a parlare di Napoli e della sua area metropolitana come di una realtà problematica. Dalla fine della guerra ad oggi la storia delZa città è un compendio di tentativi non riusciti (o di mancati tentativi) per fare di una « ex capitale » decaduta una metropoli efficiente, con forn1.a di irradiazione in a1nbito regionale ed anche interregionale. Venne sprecata l'occasione della ricostruzione post-bellica, che avrebbe consentito di ridisegnare l'urbanistica napoletana. La crescita fu sgangherata e casuale, ricalcando il criterio d'uso del territorio comunale ·che già alla vigilia del conflitto appariva inadeguato. Innescata dalla domanda di nuovi vani, l'attività edilizia privata, non regbnentata da piani e norme adeguate, assunse in più periodi l'aspetto della speculazione, quando non addirittura della « pirateria edilizia »: né gli organismi comunali, ora complici, ora tolleranti, ora soltanto inefficienti, hanno opposto argini. La deturpante edificazione delle colline per la realizzazione di alloggi di livello medioalto, ha trovato corrispettivo nella disordinata crescita delfu. « banlieue » dove i rioni destinati alla popolazione a basso reddito hanno presto acquistato intollerabili condizioni di ghetti urbani. Fuor dell'ambito comunale, è venuta esaltandosi la tendenza alla saldatura degli insedia~ 68 BibliotecaGino Bianco·
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