Romano Prodi ai mezzi che più impieghiamo in favore delle nostre aree depresse. Il vero problema è proporre ed imporre all'Europa una politica che superi completamente il metodo assistenziale che sta alla base delle attuali proposte. Le condizioni per una radicale revisione delle politiche regionali esistono e sono facilmente individuabili. Nove milioni di lavoratori stranieri operano infatti attualmente nei Paesi più industrializzati dell'Europa occidentale e la dimensione del fenomeno sta generando problemi quasi insolubili: basti pensare che vi sono quasi 3 milioni di lavoratori stranieri in Francia (14,2% dell'intera forza-lavoro) e 2 milioni e 400 mila nella Germania Occidentale. I problemi dell'integrazione e delle strutture sociali sono gravissimi fino ad indurre una sempre crescente preoccupazione nei governi e nelle comunità locali. Di fronte ai ben noti vantaggi per le imprese, il ministero dell'Economia tedesco viene a scoprire che le infrastrutture sociali per ospitare un lavoratore straniero e la sua famiglia costano dai 30 a 50 milioni di lire, cioè l'equivalente di dieci anni di lavoro. Se le infrastrutture vengono fatte in modo insufficiente (come avviene ora) i costi di insediamento si dimezzano, ma aumentano enormemente le tensioni sociali. Di fronte al nuovo «boom» già iniziato, la Germania e gli altri Paesi importatori di mano d'opera si preparano a proporre un limite_ invalicabile al numero di lavoratori stranieri, mentre le imprese sono costrette ad adottare una strategia fondata su una notevole intensificazione degli investimenti all'estero. - Tutto ciò è coerente con le più accurate previsioni sulla futura localizzazione delle imprese manifatturiere, dalle quali si deduce che in molti Paesi d'Europa il numero degli addetti all'industria tenderà a diminuire tanto in termini assoluti quanto in termini relativi. Solo la massiccia imn1.igrazione ha impedito che questo fenomeno si verificasse già negli anni '60, ma l'aggravarsi dei problemi sociali rende inevitabile adottare finalmente una scelta fondata sulla prevalente mobilità del capitale rispetto al lavoro. A questo punto si pone il problema di una nuova strategia italiana rispetto alla politica regionale europea, di una strategia volta a porre progressivamente fine all'assurdo che in una stessa area economica coesistano i più acuti drammi dell'esodo e i più gravi problevni sociali dell'immigrazione forzata. È tuttavia compito dell'Italia (che di tale contraddizione è la vittima maggiore) offrire un pacchetto di disposizioni per cui gli insediamenti europei nel Mezzogiorno possano obbedire ad una logica industriale, ma è ugualmente compito dell'Italia pretendere che per un 52 BibliotecaGino Bianco.
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