Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Vittorio Barbati a nessun vero progresso sostanziale. I problemi di fondo sono rimasti sul tappeto. Irrisolti come prima. La posizione più contraddittoria, che sotto molti punti di vista sta condizionando tutte le altre, è quella francese. La Francia sostiene giustamente che la sicurezza non cade dal cielo ma bisogna guadagnarsela. È una tesi ineccepibile: purtroppo, la sicurezza vera è quella armata. E tale rimarrà fino a quando non si perverrà, se ci si perverrà, ad un vero disarmo generale e controllato che, per ora, resta un obiettivo bellissimo ed auspicabilissimo ma teorico. Però è proprio la Francia, eh~ non riesce a liberarsi dalle illusioni golliste, a non saper trarre le conseguenze da questa premessa. È la Francia che insiste nel suo programma nucleare nazionale, che è e resterà inadeguato proprio perché è nazionale, invece di accettare la logica dell'integrazione, che è la sola che può consentire di uscire dalle attuali strettoie. A parte il fatto che questa posizione francese costituisce un comodo alibi anche per quegli altri membri dell'Europa dei Nove che, a parole, si dichiarano favorevoli all'integrazione, ma, in sostanza, non fanno nulla per realizzarla. Ancora la Francia è, da un lato, la più decisa sostenitrice di una linea rigida in materia commerciale nei confronti degli Stati Uniti e, dall'altro, la più accanita fautrice della permanenza delle truppe americane in Europa. È un altro controsenso: se si vuole che queste truppe restino in Europa, bisogna accettare di pagarne in un modo o nell'altro il prezzo; altrimenti, bisogna accettare i rischi connessi al loro allontanamento. La politica europea sta ruotando da un pezzo intorno a queste contraddizioni. E la cosa si è accentuata negli ultimi tempi. Anche se Heath tenta di fare da intermediario fra l'Europa e gli Stati Uniti. Ed anche se Brandt, sia con gli americani che con i russi, parla da europeo oltre che da tedesco. Il prossimo autunno, come si è detto, vedrà l'apertura di tre importanti trattative internazionali: · la seconda fase della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa, nella quale è auspicabile che si giunga a qualche cosa di concreto, dopo che la prima fase si è chiusa con un pratico riconoscimento dello « status quo » e con delle bellissime affermazioni di principio, ricalcate su quelle contenute da alcuni decenni nella Carta delle Nazioni Unite: la Conferenza per la riduzione delle forze nel Centro-Europa, che presenta problemi tecnici immensi e che è viziata in partenza da una delimitazione di competenza piuttosto artificiosa; e il« Nixon Round», che potrà costituire l'ora della verità per il sistema monetario-commerciale internazionale. 38 BibliotecaGino Bianco

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