Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

L'Europa nel « bipolarismo positivo» porti con altri paesi, vantaggi politici non trascurabili. In una prospettiva a lungo termine, poi, un processo del genere potrebbe _portare addirittura ad una vera e propria interdipendenza delle due economie, con implicazioni politiche di enorme portata. Ma questo è un discorso al quale oggi, per motivi fin troppo ovvi, si può soltanto accennare. Diverso, logicamente, è l'atteggiamento sovietico verso gli altri paesi occidentali. Anche in questo caso, predomina la politica della distensione. Però, con una differenza fondamentale: fra l'URSS e l'Europa occidentale non esiste un equilibrio militare come quello che esiste fra gli USA e l'URSS. In fondo proprio a quest'ultimo equilibrio, del quale ha sfruttato gli effetti sopportandone solo in misura molto limitata gli oneri, l'Europa occidentale deve l'autonomia politica di cui ha goduto finora. Questo i russi, come gli americani, lo sanno benissimo. Perciò, nel gioco che conducono con i paesi dell'Europa occidentale, sfruttano, com'è ovvio senza dirlo apertamente, questo fattore. In questo quadro, gli obiettivi che l'URSS si propone a breve termine appaiono abbastanza chiari: l'intensificazione dei rapporti economici con tutto l'Ovest, e quindi non solo con gli Stati Uniti (pur dando ai rapporti con questi ultimi particolari contenuti politici), e il mantenimento dello « status quo » politico in Europa. I sovietici hanno registrato sostanziali successi nel perseguimento di questi obiettivi: hanno dato l'avvio ad un'intensificazione dell'interscambio con i principali paesi dell'Europa occidentale che, pur essendo frenata per ora da fattori di ordine strutturale, presenta notevoli prospettive di evoluzione e, sul piano politico, hanno ottenuto notevoli riconoscimenti della situazione di fatto creatasi dopo la seconda guerra mondiale, in particolare con la « regolazione » dei rapporti fra l'URSS e la Germania occidentale e con l'accettazione, da parte di quest'ultima, dell'esistenza di uno Stato tedescoorientale e della frontiera dell'Oder-Neisse. A lungo termine, però, la politica sovietica tendente alla cristallizzazione dello « status quo » politico europeo potrebbe 1nirare ad un altro obiettivo. I sovietici certamente non ignorano che ii' contrasto economico fra l'Europa dei Nove e gli Stati Uniti è una cosa seria. Se l'Europa dei Nove non rius~irà ad esprimere, oltre ad una politica. commerciale unitaria, una politica economica altrettanto unitaria, ci sono buone probabilità che questo contrasto si aggravi: infatti, solo una politica economica coordinata potrebbe consentire ai paesi dell'Europa dei Nove, no.n solo di trattare con 33 BibliotecaGino Bianco

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