L'Europa nel « bipolarismo positivo» « linea rossa », che, a quanto se ne sa, da quando è stata istituita, ha sempre funzionato nei periodi di crisi. È evidente che con questi accordi « formali » ( è bene notare che qui questo termine non si sta usando in senso stretto, ma unicamente per definire degli accordi non soltanto orali e non soltanto taciti) Nixon e Breznev, il primo alle prese con lo scandalo Watergate e il secondo con le difficoltà dell'economia sovietica, hanno anche voluto giocare delle carte ad uso interno. Avevano tutti i motivi e tutte le necessità per farlo. Ma è altrettanto evidente che, in un quadro più generale, tali accordi, insieme agli altri conclusi durante il « vertice» (sull'uso pacifico dell'energia nucleare e sulla collaborazione in materia, sull'interscambio fra i due paesi, ecc.), acquistano un significato che trascende ampiamente i loro limiti intrinseci. Soprattutto nei confronti della Cina, del Giappone e dell'Europa occidentale. Al di là dei suoi risultati, il « vertice » Nixon-Breznev ha costituito un'ulteriore prova - dopo quella sotto molti punti di vista più sostanziale (almeno per quanto riguarda gli accordi conclusi) fornita dal « vertice » dell'anno scorso - della volontà delle due superpotenze di giungere ad una vera « intesa globale ». Non è certo facile ipotizzare i caratteri che questa intesa potrà assumere, perché le incognite che gravano su di essa continuano ad essere numerose. Volenti o nolenti, le due superpotenze devono tener conto delle possibili reazioni di altri interlocutori, che possono escludere dal loro colloquio diretto ma non possono ignorare. Tuttavia si può dire che, evidentemente anche allo scopo di precedere nei limiti del possibile tali reazioni, sia la diplomazia americana che quella sovietica stanno procedendo con estrema rapidità (com'è ovvio in rapporto all'entità dei problemi sul tappeto) e con estrema spregiudicatezza. Almeno nella sostanza, perché nella forma, in un certo modo, stanno dimostrando un certo rispetto per le posizioni degli altri (non ne pos·sono fare a n1eno dato che vogliono esplicitamente assumersi la parte di garanti della pace mondiale). In realtà, sia per gli Stati Uniti che per l'Unione Sovietica, il passaggio dal cosiddetto « bipolarismo negativo », ossia dalla competizione fra i loro due sistemi, al cosiddetto « bipolarismo positivo », ossia alla collaborazione, non è c~rto facile. Le gigantesche strutture, sia « interne » che « esterne », che le due superpotenze hanno edificato per fronteggiarsi, non possono essere modificate in un batter d'occhio ·per essere orientate in funzione di obiettivi diversi da quelli per i quali sono state costruite. Sia per motivi di 29 BibliotecaGino Bianco
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