Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

•· Letteratura generazioni che si fenomenizza nel1' occasionale sociale, nelle particelle minime della storia. Il libro di Gadda si costruisce attraverso queste due parallele tensioni, il registro soggettivo, autobiografico 28 , il momento dell'esperienza individuale a cui affida la connotazione più violenta e le modalità stesse della sua scrittura, e l'attenzione oggettiva, l'indagine conoscitiva sulle leggi generali del fenomeno, che scioglie il suo risentimento, il suo rapporto privato colla realtà contingente in una sorta di naturalis historia in cui si dispiega il sociale, in un catalogo di forme, necessitate dalla loro appartenenza al vivente, a disporsi nella varietà dei tipi e delle situazioni. Non per questo la varietà fenomenica a cui lo scrittore continuamente rimanda é inesauribile: anzi rispetto all'apparente proliferazione dei ·verba corrisponde un cristallizzarsi nella pagina di pochi temi fondamentali, nuclei d'immagini, per cui nel corso dell'opera assistiamo ad una riproposta puntigliosa di momenti di temi, di moduli stilistici che trovano una loro crescita, p per così dire, un autonomo spazio di de-- finizione, nei successivi prodotti narrativi 29, È un processo di cristallizzazione per temi, per coaguli, che finisce col riaprire il discorso sulla collocazione novecentesca del romanzo di Gadda: esso, difatti, sottintende un uso del genere che lo restituisce, ancora una volta, ad una tipologia in fieri negli anni '30. L'operazione di Gadda, in questo senso è diretta sulla struttura stessa del romanzo, oltre che sulla tecnica rappresentativa. La lezione del naturalismo è astutamente utilizzata, ma con una petizione di sfiducia nei confronti dell'ingrediente cardine: l'intreccio stesso, deflagra, nella misura in cui la scarsa attendibilità conoscitiva, risulta palese nell'assoluta indifferenza. Capovolgendo i termini della questione, vale a dire che Gadda riconosce nell'ipotesi del racconto tradizionale un'ipotesi di sistema chiuso, come tale invalidata dalla teorizzazione del principio che possa esi28 Cfr. P. Citati: Il male invisibile, Menabò n. 6, Einaudi, Torino 1963. 29 « Di Gadda - sottolinea G. Roscioni - si può affermare, e forse a maggior diritto, quanto è stato detto di Joyce: che non c'è scrittore più economo, né più attento a spendere e a sfruttare il suo patrimonio d'idee e di immagini. Una volta certo di aver colto nel segno, di aver raggiunto l'espressione adeguata, Gadda non esita infatti a ripetersi e ripetersi, con un'insistenza che non sarebbe perdonata ad uno scrittore di maggior estro e respiro. Non parliamo dei temi e dei motivi di fondo, personaggi e nomi che passano da un racconto all'altro, in apparenza (solo in apparenza) secondo la convinzione di certa letteratura di 1nemoria, pensiamo invece ad aspetti n1arginali della narrazione, a minori, anche se importanti ingredienti dell'immaginazione. Sono tipi (il giovanotto che ha successo con le donne, l'aristocratico che scrive il trattato di morale, la vecchia o la contadina senza mutande, ecc.) situazioni, (la gita in macchina con la ragazza, il temuto furto degli orecchini) oggetti, animali, simboli - una serie di tropoi dunque per cui un critico per spiegare il perché di così numerose « metaphores obsédantes » può essere portato a vedere in Gadda di quegli scrittori che sono, in fondo, autori di un'unica opera rispetto alla quale i singoli libri, saggi o racconti, sono semplici capitoli o parziali redazioni, o addirittura raccolte di materiali» in G. C. Roscioni: La disarmonia prestabilita, cit., pag. 49 e sg. 255 BibliotecaGino Bianco

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