Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

.. Letteratura neandone la qualità conoscitiva, la sua identificazione primaria con un metodo di apprensione della realtà, collegato alla definizione dei modi con cui la realtà si presta ad essere percepita. Non questione letteraria quindi, squisitamente formalizzante, ma questione affatto euristica ed etica. « La sceverazione degli accadimenti del mondo e della società in parvenze o simboli spettacolari, muffe della storia biologica e della relativa componente estetica, e in movenze e sentimenti profondi, veridici, della realtà spirituale, questa cernita è metodo caratterizzante la rappresentazione che l'autore ama dare alla società: i simboli spettacolari muovono per lo più il referto a una programmata derisione, che in certe pagine raggiunge tonalità parodistica e aspetto deforme: lo muovono alla polemica, alla beffa, al grottesco, al «barocco»: alla insofferenza, all'apparente crudeltà, a un indugio « misantropico» del pensiero. Ma il barocco e il grottesco albergano già nelle cose, nelle singole trovate di una fenomenologia a noi esterna: nelle stesse espressioni del costume, nella nozione accettvta «comunemente» dai pochi o dai molti: e nelle lettere, u1nane o disumane che siano: grottesco e barocco non ascrivibili a una premeditata volontà o tendenza espressiva dell'autore, ma legati alla natura e alla storia » 24. Il progetto di un mondo autre 25 , si delinea nella pagina gaddiana attraverso la definizione di un rapporto risentito colla realtà circostante, in un universo narrativo, in cui viene messo in discussione il concetto stesso di racconto, sia pure ironicamente accettato come _privilegio del ruolo dell' osservatore-narra tore. Alla certezza dei significa ti del romanzo tradizionale, subentra la coscienza della loro sostanziale indec~frabili tà, fino alla messa in discussione della loro stessa possibilità 26• La direzione della parabola va, dunque, dalle ipotesi del romanzo sperimentale alla sperimentazione dell'ipotesi conoscitiva nel romanzo. Non è tanto la tipologia del genere a risultarne sconvolta, quanto la prospettiva conoscitiva: dove, per l'appunto, il racconto in quanto tale non ha più un senso definito, perché non si è più in grado di appropriarsi dell'esperienza, da cui nasce la possibilità stessa del racconto. Siamo sul piano di una riflessione che già era esplosa nel programmatico « Tendo al mio fine», che apriva le prose del Caistello di Udine: « Tendo a una brutale deformazione dei temi che il destino s'è creduto di propormi come formate cose e obbietti: come paragrafi immoti della sapiente sua legge ... Era ed è la legge che custodisce ed impone l'inutilità marmorea del bene, che ignora e misconosce le ragioni oscure e vivide della vita, la qual si devolve profonda: deformazione perenne. Tendo a dare a questa devoluzione un segno, tenue e forse indecifrato algoritmo, in sul marmoreo muro della legge della virtù e dell'inutilità veneranda: che m'hanno chiuso e piegato ». e che legalizza definitivamente l'ap24 In La Cognizione del dolore, Einaudi Torino 1970, « L'editore chiede venia del recupero chiamando in causa l'autore», p. 32. 2s Cfr. G. Contini: Saggio introduttivo, a La cognizione del dolore, cit., p. 9 ss. 26 Cfr. F. Masini: Dialettica dell'Avanguardia, De Donato, Bari 1973, pag. 31 e sgg. e pp. 45-49. 253 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==