Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Mirella Galdenzi Capobianco mitosi dopo il Politecnico e dopo la guerra... Ma poi era anche che il mondo del dopoguerra gli pareva troppo sciatto, troppo volgare, troppo dominato dai caffè-concerti e dai rivenditori di motociclette... Prese ad odiare Puccini, Leoncavallo e Mascagni... Sognava falò accesi da cataste di mandolini... E odiò, d'un odio cupo, senza sapere chi fosse, Giambattista Pedrazzini, al di cui nome era intitolata la via, dove abitava e dove c'erano tutti insieme grammofoni e mandolini, maschietti urlanti a rincorrersi e serve discinte e padrone poco cognite di storia della filosofia, e automobili di pervenuti e beccai e droghieri. Così aveva ceduto l'azienda e studiava filosofia» 14. Coinvolto in una relazione con una donna che gli ha dato un figlio: « L'implacabile compagna delle sue notti di riposo gli aveva attribuito, non si sa come, proprio a lui, quella irrimediabile« gaffe» che ormai aveva preso il nome e la consistenza di Gigetto » 15. l'ingegnere finirà davanti agli occhi della fanciulla aggredito a colpi di pistola dall'amante stravolta, che rivendica i suoi materialissimi diritti, del tutto sorda alle tentazioni di spiritualistiche e romantiche rinunce. Le figurine di mota e di argilla del Gadda del Pasticciaccio (che uscirà nel 1957) sono qui già tutte vive: lo scrittore le libera attraverso il bozzetto, ne assicura il respiro attraverso una scrittura ancora piana e distesa, in un rapporto di accettazione ironica delle contraddi2:ioni della realtà: il grottesco confina qui ancora con l'assurdo, non è il « barocco » delle cose, ma forse solo il barocco degli eventi. Gadda è un collezionista che dispone i suoi oggetti sul medesimo scaffale: l'uso del materiale linguistico e tematico è diretto al catalogo, allinea orizzontalmente i contenuti, dagli umili algli alti, dai quotidiani, agli eccezionali, sul registro di una pagina che approda natural- . mente al colore, ancora per istinto e senza progetto, fino alla deflagrazione sotto lo stimolo più violento della brutalità della guerra (cfr. Manovre di artiglieria da campagna) dove si risolve nell'esito espressionista. Al nodo irrisolto dell'esperienza della guerra fa riferimento Il Ca- . stello di Udine (Ed. Solaria, 1934): la tensione verso il negativo, vissuta implicitamente nel giovanile Giornale di guerra e di prigionia, esplode qui nella sua trascrizione più consapevole. Le prose de Il Castello di Udine nel gioco geometrico della presentazione, commentate, annotate, apparentemente per estro bizzarro, sottintendono un'ipotesi di scrittura deliberatamente scelta come ipotesi conoscitiva. Dallo scritto programmatico « Tendo al mio fine» premesso ai racconti, alle auliche glosse del fittizio calligrafo Feo Averrois, l'alter ego da Gadda introdotto a commentare la sua silloge, i temi della deformazione e del ribaltamento 16 percorrono la pagina gaddiana, dove la scrittura restitui14 Cfr. La Madonna dei filosofi., in / sogni e la folgore cit., pp. 89-90. 15 In La Madonna dei filosofi., in / sogni e la folgore cit., p. 87. 16 Cfr. Il Castello di Udine, in I sogni e la folgore cit. Ribaltamento è rotazione di una figura intorno ad un asse ilnmaginario, sì che ne ricada nuovo contorno sul foglio ecc. p. 337, nota 3, dove l'ipotesi matematica rimanda direttamente ad una ipotesi di scrittura. 250 BibliotecaGino Bianco

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