Petrolio, petrolieri e benzina « eccesso di zelo nella crociata ecologica» mostra di trovare un certo credito nella classe politica dirigente, mentre non avviene altrettanto per la « crociata ecologica» contro le raffinerie. E ciò, come ha scritto Alfredo Todisco, per il semplice motivo che « i potenti gruppi petroliferi, pur di ottenere i permessi di raffinazione ad oltranza non si peritano di passare qualche miliardo sottobanco a questo o a quello degli esponenti politici che detengono il potere, ai signori del sì e del no ». Al contrario l'ENEL, ente di Stato soggetto a vari controlli burocratici, « non possiede l'agilita e i mezzi con cui i petrolieri riescono a persuadere chi di dovere ». È così che in pochi anni le compagnie petrolifere hanno riempito la penisola dei loro impianti: impianti costosissimi cui, come si è visto, non corrisponde nen1meno il « conforto » di un buon numero di posti di lavoro. Ancora, poi, ad investimenti così ingenti, come sono quelli che si effettuano in questo settore industriale, corrisponde un gettito fiscale pressoché nullo dal momento che i bilanci delle compagnie petrolifere straniere si presentano da anni in deficit. Ma, se svolgono la loro attività in perdita, perché le famose (o famigerate) « sette sorelle » si battono per avere l'autorizzazione ad installare nuovi impianti di raffinazione in Italia? Certamente non per beneficenza, attività abbastanza lontana dal mestiere di petroliere, ma perché, malgrado le apparenze, l'utile esiste ed è anche notevole anzi è un doppio utile. Infatti le\ compagnie straniere operanti in Italia presentano perdite di bi lancio perché le case madri praticano alle loro filiali estere (nel caso specifico a quelle italiane) prezzi sensibilmente più alti di quelli vigenti sul mercato internazionale; il che significa che le perdite di bilancio registrate dalle filiali sono fittizie dal momento che la maggior parte dei profitti sono assorbiti dalle case madri. Ciò consente, come abbiamo detto, di avere un doppio utile: il profitto derivante dalla vendita del petrolio e quello cleri-. vante dal mancato o ridotto pagamento delle tasse sugli utili. È una vera e propria forma di evasione - ha scritto Marcello Vittorini - « consentita dall'inefficacia degli strumenti fiscali e dalla stretta integrazione frà ]e " filiali " italiane e le "case madri " straniere ». Solo le società del gruppo ENI presentano bilanci in attivo e quindi partecipano in misura più sostanziale alle entrate fiscali. D'altra parte che le compagnie petrolifere non lavorino in Italia per beneficenza è confermato pure dal fatto che alle prime 21 BibliotecaGino Bianco
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