Ugo Leone trattasse di automobili o di altri prodotti finiti non vi sarebbe nulla da ridire al fatto che l'Italia importa materie prime ed esporta prodotti finiti; ma trattandosi del petrolio c'è tutto da ridire. E ciò non per preconcetta « antipatia » verso il petrolio e i petrolieri, ma per motivi ben precisi e validi: l'Italia, e tanto meno il Mezzogiorno, non può permettersi il lusso di veder prosperare sul suo territorio anzi contro il suo territorio, un'industria che non dà lavoro, non paga tasse, inquina e per un terzo serve ad altrL Se ciò è vero - ed è incontestabilmente vero - come è stato possibile che l'industria della raffinazione crescesse, proliferasse e inquinasse? e per giunta nel Mezzogiorno? Come abbiamo scritto anche in altra sede, per tre motivi almeno: per la carenza o per la mancanza addirittura di una organica e moderna legislazione urbanistica e antiinquinamento che regolarizzi la materia; per quello che recentemente Francesco Compagna ha definito « un eccesso di compromissione degli ambienti politici, nazionali e locali »; perché come nei paesi sottosviluppati si tende a mandare l'industria « sporca » perché, comunque, è industria, così nel Mezzogiorno d'Italia, da sempre affamato d'industria, si pensa di poter localizzare qualsiasi industria purché industria. Ecco che il quadro si completa e se le considerazioni fatte sugli aspetti negativi dell'industria petrolifera potevano far pensare che solo per masochismo o per mania suicida una buona parte della classe dirigente politica italiana volesse continuare in una politica industriale manifestamente fal1imentare; queste ultimissime considerazioni forniscono le tessere indispensabili a completare il mosaico e a chiarire che non di masochismo, ma di egoismo interessato si tratta e non di mania suicida, ma tutt'al più omicida. I termini possono sembrare grossi, ma tali devono essere perché tali li merita la situazione: le mezze parole servirebbero solo a coprire uno stato di cose che va invece apertamente e definitivamente denunziato. Oggi l'Italia - come il resto de] mondo - attraversa nel campo energetico, un periodo piuttosto delicato, che si può anche definire di crisi, provocato dalla assenza di una lungimirante politica del settore e dalla improvvisa formazione di una « coscienza ecologica » che pone ostacoli sempre più difficili e numerosi alla installazione di nuove centrali termoelettriche. Ebbene, questo che, ancora Francesco Compagna ha definito 20 BibliotecaGinoBianco
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