Ermanno Corsi la tradizione prefascista è anche ministro· dell'Interno, il capo della Polizia, dott. Tommaso Pavone, è costretto a dimettersi. « Chiedo che attraverso le più rigorose indagini - egli afferma - siano riaffermate la purezza della mia vita e delle n1ie opere, e la dignità che mai è venuta meno nella mia condotta privata e negli uffici che mi sono stati affidati ». Sono parole provocatorie e anche patetiche visto che un rapporto dei Carabinieri indicava il Capo della Polizia come uno dei maggiori amici e protettori di Montagna. Il ministro senza portafoglio De Caro (PLI) ha l'incarico di indagare, sul piano amministrativo, sui risultati di questo rapporto 1. Intanto la tributaria per ordine del ministro Tremelloni accerterà i beni patrimoniali intestati al marchese Montagna, ai suoi amici ed ai loro prestanomi. Il magistrato Gianlombardo, infine, indagherà su tutta la materia degli stupefacenti. Gli scandali e le difficoltà in cui è venuto a trovarsi il Governo (il ministro Piccioni vorrebbe dimettersi fin quando non sarà chiarit~ la posizione del figlio Piero, ma è pregato di rimanere al suo posto) danno fiato all'opposizione di sinistra. Socialisti e comunisti, già vincitori alle politiche del 7 giugno '53 quando fecero saltare la « legge truffa», conquistano nuovi spazi nella considerazione pubblica. Ne è allarmata l'America che minaccia di ritirare le commesse a quelle aziende italiane nelle quali la Cgil controlla la maggioranza dei lavoratori, e ne è allarmato il Governo. Vaticano e ambienti confindu-. striali chiedono un'efficiente lotta al comunismo. Il Governo è ben lieto di intraprenderla anche se essa, al di là di limitati successi contingenti, si risolverà soltanto in una forte tensione per il Paese e nella persecuzione della sola opposizione di sinistra. Le misure governative scatenano una vera e propria ondata di maccartismo. L'avvio si ha con un discorso di Scelba agli alti burocrati: « Bisogna riportare l'onestà individuale nell'Amministrazione dello Stato », afferma. In realtà l'obiettivo non è il rinvigorimento della burocrazia, ma l'epurazione dei comunisti dai quadri del pubblico impiego. I! primo atto è la costituzione di una Commissione per « combattere il 1 Nel luglio '54, durante una drammatica seduta alla Camera, il ministro De Caro parla del « caso Montagna». Il sedicente marchese ha dichiarato cifre false e si è servito di amici altolocati per i suoi affari. 11 vero responsabile di questi « rapporti d'amicizia» è l'ex capo della Polizia Pavone. Si esprime censura agli organi di PS e dei Carabinieri. Si apprende anche che Montagna avrebbe finan• ziato la campagna elettorale dell'on. Aldisio. Il parlamentare dc protesta vivacemente mentre Pajetta l'accusa. Queste le battute essenziali dello scontro tra i due. Aldisio: « Non conosco Montagna». Pajetta: « C'è una fotografia che vi ritrae insieme, su un palco in Sicilia, durante una cerimonia». Aldisio: « Forse era sullo stesso palco, ma io non l'ho visto». Pajetta: « Ma a Fiano, quando fece colazione nella villa del Montagna, l'avrà almeno conosciuto?». Aldisio: « Questo è un incidente che poteva capitare a chiunque». Pajetta: « E' incredibile che lei, dop~ aver mangiato in casa sua, preten_da di non conoscerlo! ». 210 Bi.bliotecaGino Bianco·
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