Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Giacomo Corna Pellegrini Ma queste tesi non risultano, in realtà, condivise da altri studiosi. In effetti nonostante la carenza di dati statistici analitici renda difficile una dimostrazione inoppugnabile della tesi opposta, appare degna di attenzione l'affermazione secondo cui « l'abolizione delle barriere doganali tra i diversi stati pose in difficoltà le piccole attività artigianali e le moderne industrie a bassa produttività operanti nel Mezzogiorno; le industrie del Nord, invece, riuscirono a trarre vantaggio considerevole dall'allargamento dei singoli mercati preunitari al più vasto mercato nazionale » 69 • Nel trentennio tra il '60 e il '90 quasi ininterrottamente il sistema industriale si arricchisce nelle regioni nord-occidentali di nuove unità produttive dei più diversi settori 70 , localizzate intorno ad alcuni punti nevralgici: Genova, Milano e Torino soprattutto 71 • Un fenomeno di rilievo, 69 P. Saraceno, La mancata unificazione economica italiana a cento anni dalla unificazione politica. In Autori Vari, L'economia italiana dal 1861 al 1961, cit., pp. 692-715. Si veda anche D. M. Smith, Storia d'Italia, Bari 1960, p. 84, C. Rodano, J\1ezzogiorno e sviluppo economico, Bari 1954, pp. 103ss. 70 Nota il Milone a proposito delle migliori condizioni di partenza delle regioni nord-occidentali rispetto alle altre parti del Paese. « Al sorgere del nuovo regno, il Piemonte e la Lombardia si ritrovarono subito alla testa della produzione nazionale, pel loro più progredito sviluppo industriale. Recenti studi storici dimostrano che l'industrialità di queste due regioni non fosse così evoluta come di solito si è propensi a credere;ma incontrastata ne era la preminenza rispetto agli altri stati italiani, e le pressanti richieste delle altre parti d'Italia, le protezioni governative verso le industrie, i facili guadagni rapidamente compiuti dalle industrie che già esistevano, richiamavano subito verso questa -forma di attività i nuovi capitali e quelli che già si eran formati con lo sfruttan1ento delle pingui terre. Torino, tra l'altro, aveva dovuto provvedere ad equipaggiare poco prima, un intero esercito, e Milano aveva in parte rifornito un esercito straniero» (F. Milone, in C.N.R.,op. cit., p. 18). Una documentazione del declino o della chiusura di industrie in Trentino allorché dopo il 1866 esso restò separato dal resto del LombardoVeneto in: A. Ziegler, op. cit., pp. 193 ss. Ciò vale sia per le industrie del ferro che per quelle tessili alle quali l'erigersi dei nuovi confini politici chiudeva i tradizionali mercati urbani della pianura. 71 La costituzione di società per azioni, particolarmente numerose nelle regioni nord-occidentali tra il 1871 e il 1873 può forse essere interpretata come conferma anche del maggior dinamismo industriale (L. Izzo, op. cit., p. 368). Un ampio quadro, anche se non facilmente sintetizzabile, dell'industria italiana in questo periodo emerge dalla Inchiesta Industriale del 1870-1874 realizzata dal Consiglio dell'Industria e del Commercio per decreto reale del 29 maggio 1970 attentamente riesaminata con nuovo approccio interdisciplinare in: M. Abbate, G. Are, M. Deichmann, F. Indovina, G. Mori, G. Origgi, A. Pagani, L'imprenditorialità italiana dopo l'Unità. L'Inchiesta industriale del 1870-1874, Milano 1970. È singolare che, sia l'Inchiesta, sia gli studi su di essa diano spazio assai limitato ai problemi di scelta localizzativa degli apparati industriali. Unico rilievo esplicito generale è dato, in questa problematica, al ruolo della nuova rete ferroviaria, quasi che essa sola fosse, tra le variabili, in grado di mutare i condizionamenti alla distribuzione territoriale delle industrie. (Cfr. anche: G. Are, Una fonte per lo studio della fondazione industriale in Italia: l'Inchiesta del 1870-1874, in « Studi storici», n. 2-3, 1963). Dalle risposte di molti interpellati è, invece un coro di richieste per la protezione dalla concorrenza straniera. 198 Bi_bliotecaGino Bianco·

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