Girolamo Cotroneo esso (e ciò costituisce un passo indiet:ro anche di fronte alla metafisica classica, dove il Dio trascendente si collegava direttamente alla storia dell'uomo attraverso l'intervento provvidenziale). La conseguenza più rilevante di questo modo di pensare, di questa umiliazione inflitta alla ragione, è fin troppo evidente: ciò che infatti viene radicalmente negato è, in ogni caso, il concetto di libertà, quella libertà che soltanto la ragione storica era riuscita veramente a fondare. Perché ciò che rende l'uomo «umano» nei confronti di se stesso e degli altri, non è la sua «naturalità» bensì la sua «razionalità»: la cosiddetta libertà «naturale», alla quale si richiamano gli antistoricisti di ogni tendenza, è invece - come aveva insegnato già Hegel nella sua polemica nei confronti di Rousseau - l'autentica mancanza di libertà: prima di tutto, perché non vi è libertà senza la consapevolezza della libertà; inoltre, perché tutto ciò che è istintivo, naturale, mancando di finalizzazione a lunga scadenza, è inevitabilmente egoistico e, quindi, prevaricatorio, violento. Come allora non definire reazionarie delle filosofie che tendono P. escludere proprio quella « ragione » che nel suo farsi storico ha combattuto e combatte proprio contro tutto ciò che la «natura» pone come limiti all'azione di lei? Che la libertà possa sussistere senza l'ausilio dei prodotti della ragione, ma possa essere garantita dalla « libera » esplicazione della natura umana, è un argomento che può nascere (o rinascere) soltanto nel contesto di filosofi.e che non si pongono certo come dottrine della libertà, ma come oscure metafisiche, impegnate a distruggere ciò che la ragione storica ha finora costruito, a rimettere in discussione, parlando di non si sa quali libertà future, la pur precaria libertà del presente. Sarà, lo abbiamo detto prima, forse soltanto una coincidenza: ma la crisi della società occidentale, esplosa dopo i lunghi e faticosi anni del dopoguerra, quando si cominciava a sperare che la ragione avesse finalmente sconfitto i «mostri», una crisi che rimette in discussione quei concetti di libertà e di democrazia pagati a così caro prezzo, che intende radicalmente distruggere le istituzioni democratiche, nasce in singolare coincidenza con il diffondersi di quelle filosofi.e antistoricistiche che sopra ab biamo richia--· mato. Sono filosofie povere, le cui idee ci appaiono del tutto incapaci di trasformarsi in ideali: tuttavia esse corrodono la ra1 gione e la fanno disperare di sé. Essa potrà vincere soltanto se non si lascerà intimidire dalla cronaca, ma punterà tutto, ancora una volta, sulla forza della storia. GIROLAMO COTRONEO 18 BibliotecaGino Bianco
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