Giacomo Corna Pellegrini e tradizionale in cui la ghisa veniva prodotta a carbone di legna, per quanto possano risultare fenomeni di rilievo in una visione più minuziosa del progresso italiano in quegli anni-crogiuolo, non consente tuttavia di parlare minimamente di base industriale» vera e propria 62 • Episodi industriali di piccolo e medio rilievo sono tuttavia presenti in tutti gli Stati della penisola benché molteplici fattori tecnici e culturali, nonché soprattutto la ristrettezza dei ,mercati ne frenino la espansione 63 • Forse proprio per questo l'unificazione politica ed economica del Paese era stata attesa da molti come un elemento di quasi automatico, successivo progresso. Non dovettero tuttavia trascorrere molti anni perché ci si potesse rendere conto di quanto gravi e complessi fossero i problemi politici, amministrativi e tecnici che era necessario risolvere per renderla fruttuosa. In particolare, l'entità degli squilibri economici tra le varie zone del Paese, nonché la misura delle protezioni in atto verso l'attività produttiva dei diversi stati preunitari furono spesso sottovalutati. Per molti decenni ancora l'illusione, ad esempio, di un Mezzogiorno naturalmente ricco e prospero continuò a frenare una più oggettiva ricognizione della realtà e, conseguentemente, una politica economica adeguata alle diverse esigenze delle varie parti del Paese. I benefici maggiori della nuova situazione unitaria furono indubbiamente per il commercio che, pur frenato da una rete di comunicazioni ancora primitive, poté svilupparsi con relativa rapidità, tanto da porre già ìn breve tempo quei problemi di equilibrio tra i costi di produzione del Nord e del Sud che doveva essere in futuro una delle questioni più controverse tra gli italiani. Lo sviluppo industriale, invece, continua ad urtare contro la deficienza di alcune materie prime (quali il carbone fossile), la mancanza di capitali disponibili ad investirsi in un settore spesso giudicato troppo rischioso 64 , la scarsa esperienza imprenditoriale, la povertà del mercato e, non ultima, contro la concorrenza straniera salda e sperimentata anche se talora disponibile ad investire capitali per soddisfare le esigenze del mercato italiano 65 • Di qui le innumerevoli polemiche tra gli assertori di 62 L. Cafagna, L'industrializzazione italiana. La formazione di una « base industriale» fra il 1896 e il 1914, in « Studi storici », n. 3-4, 1961, pp. 690 ss. 63 Una panoramica della distribuzione delle industrie nelle varie regioni italiane alla data dell'unità d'Italia in: L. Izzo, op. cit., pp. 1-16. 64 G. Mori, op. cit., p. 39. lvi ìl caso della Toscana ove Gino Capponi sconsiglia alla Cassa di Risparmio « gli imprestiti privati, non che alle imprese industriali, il che sarebbe anche peggio ... ». 65 L'Iniziativa imprenditoriale straniera in Italia assumeva non di rado carattere oligopolista in virtù della esclusività di conoscenze tecniche. Talune tecniche costruttive erano strettamente conservate segrete proprio al fine di mantenere questo privilegio. Così, ad esempio, la tecnica di costruire ciminiere in mattoni, appanp.aggio di specialisti francesi (C. Carozzi - A. Mioni, op. cit., p. 138). 196 BipliotecaGino Bianco
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