Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Documenti Stati italiani, mano a mano, seguono il suo indirizzo 57 inserendosi così, seppure in ritardo, nel nuovo clima di libertà commerciale già in atto in varie parti d'Europa. Nascono e prendono vigore un crescente numero di nuove iniziative industriali soprattutto in Piemonte, Lombardia, Liguria 58 , Toscana e Napoletano sia nel settore tessile che in quello siderurgico-meccanico 59 • In questa fase di espansione si opera un sensibile processo di concentrazione economica e territoriale, per esempio, nel settore siderurgico, meccanico e cantieristico. Diminuiscono le industrie di struttura familiare e si affermano organismi di più vaste dimensioni 60 , ma la struttura generale delle attività manifatturiere resta modesta 61 • V. Il primo ventennio unitario. Ristagno industriale e !,Carse novità localizzative. Alla data della unificazione d'Italia « La presenza di nuclei tessili di qualche rilievo (per altro fondati su una base energetica arretrata, .quale quella della presa diretta di cadute d'acqua), delle prime officine meccaniche ancora prive di organizzazione moderna, e di una siderurgia sparsa 57 Anche l'Austria si adegua, seppur lentamente, al nuovo corso liberista della politica economica e verso la metà del secolo alleggerisce il Lombardo-Veneto della cintura daziaria che stava opprimendo la sua econon1ia. Progressivamente viene abolita la barriera tra il Lombardo-Veneto ed il Tirolo, i dazi di transito per le merci introdotte via mare e destinate all'estero. Simili misure, insieme alla sviluppata rete delle comunicazioni e all'itraprendenza dei lombardi, rendono. possibili molte iniziative industriali, per esempio siderurgiche, i cui prodotti « giungono ad occupare i mercati di Veneza, già prima invasi dalle merci austriache» (A. Frumento, op. cit., p. 28). Nel Regno delle due Sicilie la liberalizzazione è solo apparente, giacché l'abolizione dei dazi riguarda quasi esclusivamente merci non prodotte nello Stato (L. Izzo, op. cit., p. 36). 58 L'improvvisa propensione ad investire nella produzione industriale e nel commercio i capitali precedentemente tesaurizzati è documentata per Genova a partire dal 1849 in: C. M. Cipolla, Agli inizi della rivoluzione industriale n.ell'economia ligure, in Genova, uomini e frontiere, Genova (citato da G. Mori, op. cit., p. 295). 59 M. Romani, op. cit., pp. 121 ss. Per l'industria tessile lombarda v dasi in particolare: S. Zaninelli, op. cit. 60 Negli anni '60, ad esempio, in Piemonte e in Liguria « in questa crisi di crescenza sparirono quasi tutte le vecchie industrie familiari, piccole e grandi, che si reggevano soprattutto sui diretti collegamenti che avevano con la produzione mineraria e sui privilegi di esclusiva per la fabbricazione di determinati prodotti. Sorsero e si svilupparono in loro luogo e vece alcune poche grandi industrie siderurgico-meccaniche e cantieristiche, completamente svincolate dalle vecchie pregiudiziali ». (M. Abbate, Ricerche sullo sviluppo industriale in Piemonte negli ultimi cent'anni, in Autori VarL L'economia italiana dal 1861 al 1961, Milano 1961, p. 242). 61 Ad esempio, Milano nel 1851 contava 9 stabilimenti meccanici che occupavano in tutto 600 operai (B. Caizzi, op. cit., p. 253). 195 BibliotecaGino Bianco

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