Giaconzo Corna Pellegrini che lavorano per il consumo immediato di una clientela assai ristretta e per conto di un mercante imprenditore seguitano ad essere la forma di organizzazione di gran lunga prevalente e la più adatta alla situazione di un Paese in cui i vari mercati regionali o provinciali sono artificialmente chiusi o ristretti e tutta la vita economica e sociale rivela i caratteri della più desolante staticità » 52 • È vero, però, che molte e talvolta importanti eccezioni devono ess: · rilevate, connesse a fattori diversi. Da un lato l'incremento della popolazione italiana durante tutto il secolo, ed anche in questo periodo, obbliga l'economia a tenersi a livello delle crescenti richieste di beni di consumo; dall'altro è il più frequente scambio delle notizie e l'evolversi delle conoscenze scientifiche che stimola il miglioramento dell'alimentazione, e del vestiario, e quello di alcuni servizi (acquedotti, illuminazione a gas, ecc.) per la cui realizzazione anche la produzione deve rinnovarsi. Ancora di questo periodo è il sorgere, in varie regioni di istituti di deposito e di credito, il formarsi di società per la raccolta di capitali, talora in connessione alla seppure frammentaria vita industriale italiana 53 • Un segno di com~ questo sviluppo finanziario-industriale sia ancora incerto e manchi di una sua autonoma capacità di accelerazione è dato dal diffuso fenomeno del finanziamento straniero alle più importanti tra le industrie ferroviarie, nei decenni verso la metà del secolo. Bisogna dire, del resto, che anche in altri settori industriali, e non dei minori, la partecipazione finanziaria straniera è, all'epoca, preponderante. « I capitalisti imprenditori - scrive nel 1851 Carlo De Cristoforis - sono tutti svizzeri, francesi o tedeschi, perché i nostri ricchi, non avendo l'abitudine delle operazioni di credito, rifuggono dagli impieghi indu~ striali » 54 • Conferma di tale situazione dà lo J acini che scrive: « Esteri capitalisti, si sono impadroniti delle nostre strade ferrate, della navigazione nel Po e dell'industria principale, quella della seta » 55 • La politica protezionistica instaurata dalla Restaurazione in quasi tutti gli Stati italiani comincia ad attenuarsi verso la metà del secolo; il primo a comprendere che tale indirizzo avrebbe finito per impoverire di più la già arretrata economia italiana è il Regno Sardo 56 • Gli altri 52 G. Luzzatto, Storia economica etc., cit., p. 325. 53 Intorno alla metà del secolo sono nettamente più vistose le iniziative creditizie del Regno Sardo, a Torino e a Genova, che non quelle realizzate in altre parti della penisola: tuttavia da segnalare anche quelle milanesi della Cassa di. Risparmio e quelle del Banco delle Due SiciJie a Bari, e altrove (M. Romani, op. cit., pp. 140 ss.). 54 C. De Cristoforis, Il credito bancario e i contadini, Milano 1951, p. 217.- 55 S. Jacini, La proprietà fondiaria in Lombardia, Milano 1958, p. 363. 56 D. Demarco, L'economia e la finanza degli Stati italiani dal 1848 al 1860, m Nuov_e questioni di storia etc. op. cit., vol. I, p. 776. 194 BibliotecaGino Bianco·
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