Giacomo Corna Pellegrini IV. Gli anni preunitari. Impulsi europei, moderata libertà commerciale e concentrazioni territoriali locali. Alcuni caratteri emergono costanti nel panorama produttivo italiano durante gli anni in esame. A differenza di quanto già accadeva nei p rincipali Paesi d'Europa, l'industrializzazione non viene qui ancora considerata « un imperativo politico oltre che economico» 44 • Sarà solo verso la metà del secolo che specifici incentivi e protezioni verranno posti in atto per la creazione di nuove industrie, per esempio negli Stati Sardi e nel Napoletano. Prima d'allora il protezionismo alle industrie locali appare p iù la conseguenza della volontà di incrementare le entrate daziarie statali, piuttosto che il risultato di una deliberata politica industriale 45 • In questo periodo una seconda caratteristica dell'evoluzione industriale, direttamente collegata alla prima, è il dinamismo in Italia, di operatori industriali stranieri, più degli italiani a conoscenza delle n ovità produttive centro-europee, più consapevoli della nuova dimensione internazionale aperta dalle produzioni di massa, infine più sostenuti dai loro governi mediante una politica d'espansione economica talora perseg uita addirittura col sostegpo delle armi. Una serie di nuove attività man ifatturiere sparse in molte regioni della penisola vengono infatti reali zzate da stranieri. Con gli imprenditori giungono non di rado gruppi di maestranze specializzate o almeno di capi intermedi 46 ( esattamente come oggi accade nei Paesi del Terzo Mondo!). 44 Ancora alla metà del secolo XIX politici eminenti e uomini di cultur a mostrano aperta diffidenza per le attività industriali e per le conseguenze s ociali da esse provocate. Così il Gioberti, nel 1848, afferma « quanto nel concetto filosofico sia più a desiderarsi un'onesta agiatezza proveniente dalla coltivazione c he un'opulenza cagionata dalle utili industrie ... Chi attende alla coltivazione meg lio si contenta d1 un'onesta agiatezza. Chi studia nell'industria aspira all'opulenza e apre L'animo da un lato alla cupidigia del guadagno, dall'altro al lusso e alle delizi e della vita ... L'industria traendosi dietro il traffico ed inducendo gli uomini a pereg rinare l'uso della quiete; l'una pertanto debilita e l'altra rinvigorisce le usanze del vivere casereccio, i vincoli di parentela, gli affetti di famiglia e di patria che sono la nativa radice onde rampolla ogni genere di opere virtuose» (M. Romani, op. cit., p. 106). 45 L. Izzo, Storia delle relazioni commerciali tra Italia e Francia dal 1860 al 1875, Napoli 1965, p. 35. 46 Circa la presenza in Italia di imprenditori e maestranze straniere nella prima metà dell'Ottocento, nota il Romani che « lo spirito e le esperienze dei primi colgono con immediatezza le prospettive di convenienze che sono co ntenute nel collocar~ nuove unità produttive all'interno di aree altamente protette e sprovviste di volontà capacità di imitazione competitiva; le conoscenze e la c ompetenza tecnica dei loro collaboratori assicurano il pratico realizzarsi delle intraprese, cui è già molto se la mano d'opera locale può garantire qualche dimestichezza con i vecchi procedimenti manuali di lavorazione di alcune materie prime. Pur non essendo possibile stabilire una gerarchia tra le nazionalità cui si devono tali deter minanti presenze, almeno nel ramo tessile più aperto al sisten1a di fabbrica, quello del cotone, non si può certo sottovalutare il contributo offerto dagli uomini e dai capitali svizzeri, francesi, tedeschi» (M. Romani, op. cit., p. 51). 192 BibliotecaGino Bianco ·
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