Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Docu,nenti tavia le condizioni per la nascita di industrie tessili 39 e siderurgiche in varie parti della Lombardia. Negli Stati Sardi 40 , negli Stati Pontifici non meno che nel Regno delle Due Sicilie 41 , la politica doganale non è sostanzialmente differente e dà luogo a mercati locali sufficientemente protetti per consentire la nascita di una molteplicità di imprese manifatturiere, ma relativamente piccoli e privi di stimoli alla integrazione, almeno fino agli anni '30 42 • Eccezione, in questo quadro, è rappresentata dalla Toscana, ove la libertà dei commerci è pressoché totale e dove, infatti, essi prosperano, stimolando una seppure limitata attività industriale 43 • Gli effetti di questa politica risultano tuttavia parzialmente vanificati dagli ostacoli doganali che, al confine dello Stato, frenano gli scambi verso le altre regioni. 39 Ben protetto dall'influenza delle produzioni francesi e inglesi, ma tuttavia avvantaggiandosi delle innovazioni tecnologiche e delle esperienze acquisite in quei paesi, si impiantano così la grande industria serica del Comasco (B. Caizzi, Storia del setificio comasco. L'economia, op. cit., p. 53) nonché quella cotoniera lungo l'Olona e in altre zone della Lombardia (P. Bondioli, Origini dell'industria càtoniera a Busto Arsizio, Varese 1936, p. 36; S. Zaninelli, L'industria del cotone in Lombardia dalla fine del '700 all'unificazione del Paese, Torino 1967). Più in generale A. Glazier (Il commercio estero del Regno lombardo veneto dal 1815 al 1865, in « Archivio economico dell'Unificazione italiana», Roma 1966, pp. 23 ss.), documenta come le condizioni del commercio internazionale si intrecciassero ai fattori locali (naturali e sociali) di localizzazione industriale. Per la media Valle d'Olona: G. Corna Pellegrini, Studi e osservazioni geografiche sulla regione città. La media Valle d'Olona, Milano 1969, pp. 116ss. 40 Nota ad esempio Dino Gribaudi che « il biellese Pietro Sella nel 1817, vincendo le resistenze della retriva politica governativa, ma avvantaggiandosi delle tariffe protettive, vi introdusse le 1nacchine moderne» (D. Grabudi, in C.N.R., op. cit., p. 78). 41 Ricorda il Volpe che « I Borboni restaurati aumentarono la protezione doganale allo scopo di dar vita ad un'industria tessile che facesse impiego di materia prima prodotta nel regno». Dal loro canto « le industrie meccaniche (in Napoli) traggono le origini dai numerosi stabilimenti che quel governo aveva fondati» (E. Volpe, in C.N.R., op. cit., pp. 301 e 297). Una dettagliata analisi dello sviluppo dell'industria campana e delle specifiche localizzazioni dei suoi impianti durante il secolo scorso in: D. Ruocco, La Geografia industriale della Campania, Napoli 1964, pp. 12 ss. Vedasi anche D. Ruocco, Campania. La regione nei suoi lineamenti geografici, Napoli 1964, pp. 135ss. lvi è ]'indicazione del ruolo svolto nella localizzazione industriale, insieme ad altri fattori, dalle protezioni doganali preunitarie, nonché l'indicazione degli effetti, sulle industrie napoletane, della unificazione del mercato nazionale. Viene sotsolineato altresì come fattore principale la concentrazione industriale (a livello locale) la concentrazione demografica in Napoli, rappresentante un terzo del mercato · di consumo e della disponibilità di mano d'opera del Regno delle due Sicilie. 42 R. Romeo, op. cit., p. 81.R. Villani, L'economia degli Stati italiani dal 1815 al 1848, in Nuove questioni di storia del Risorgimento ~ dell'Unità d1Italia, Milano 1969, volfl I, pp. 642 ss. 43 Il Metternich già all'epoca poteva affermare che il Granducato Toscano, a differenza di tutto il resto d'Italia, « può· essere considerato come un portofranco » (W. Metternich, Mémoires, do'cuments et écrits divers, Paris 1882, p. 575). Per un panorama dell'industria toscana in questo periodo. C. Ronchi, Liberismo e protezionismo in Toscana prima del 1848, in « Studi storici », I, ri. 2, 1959-1960. 191 BibliotecaGino Bianco

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