Giacomo Corna Pellegrini appare invece, la tradizione imprenditoriale nonché, specie negli ultimi decenni del secolo, la politica protezionistica accordata dal governo soprattutto all'industria. Ciò disattendendo le indirette conseguenze che essa avrebbe avuto su gran parte delle esportazioni agricole, con il collasso economico di molte regioni ancora prive di solide strutture industriali e l'esodo massiccio all'estero delle loro popolazioni, in ispecie dal Veneto e dal Mezzogiorno 17 • A livello, invece, locale, fattore di concentrazione industriale nell'intorno delle città principali si rivelava, sul finire del secolo, soprattutto l'energia elettrica, allorché le nuove tecnologie di trasporto dovevano trasformarla da fattore « ubicato » a fattore « ubiquitario », nonché le rinnovate infrastrutture di comunicazione, in ispecie ferroviarie e marittime 18 • L'epoca paleotecnica dell'industria italiana, sotto la spinta decisiva di capitali e iniziative straniere, lascia ormai il posto all'epoca neotecnica. Attraverso il nuovo sistema di mobilità dell'energia, delle persone e delle merci l'industria si viene così liberando dai primitivi, rigidi condizionamenti naturali e tende a riportarsi entro o all'intorno di quelle città ove le attività manifatturiere artigianali avevano avuto da sempre la loro sede principale >> 19 • Sicché il « fenomeno economico dominante », cioè l'industrializzazione, si innesta profondamente nel « fenomeno geografico dominante », cioè l'urbanizzazione 20 • Si accentua con ciò anche in Italia la coincidenza tra fatto di accentramento urbano, legati ad attività terziarie, e fattori connessi invece ad attività secondarie, che tecnologie meno progredite avevano precedentemente vincolato a localizzazioni extraurbane 21 • Prende dunque consistenza 17 G. Luzzatto, Gli squilibri economici fra regione e regione e l'unità nazionale, in Gli squilibri regionali ecc., cit., pp. 74 ss. 18 Il meccanismo di questa concentrazione territoriale a scala locale è ben descritto dal Vallega per il Cuneese, mostrando come alle primitive localizzazioni legate soprattutto ai salti d'acqua seguano, soprattutto dopo il 1880, nuove scelte localizzative nell'intorno delle stazioni ferroviarie e dei centri maggiori di pianura (A. Vallega, Il Cuneese un territorio di nuova industrializzazione, Genova 1972, pp. 29 ss.). La tendenza ad una concentrazione industriale a Livorno, in ragione della rinnovata attività portuale verso il finire del secolo è ricordata da: P. Innocenti, Il porto di Livorno, Milano 1968, pp. 282 ss. In taluni casi è tuttavia possibile riconoscere anche in questo periodo scelte localizzative non accentrate ed anzi esemplarmente weberiane nella triangolazione tra materia prima, lavoro e mercato: L. Candida, Una applicazione della teoria del Weber sulla localizzazione delle industrie, in « Boll. Soc. Geog. It. », n. 8-10, 1954, pp. 352-359. 19 L'abbandono delle vallate alpine per l'inserimento della siderurgia lombarda alle porte di Milano, da parte di Giorgio Enrico Falck jr. è ben descritto da A. Frumento, Imprese lombarde nella storia della siderurgia italiana. Il contributo dei Falck, Milano 1952, p. 178. 20 J. Labasse, L'organisation de l'espace, Paris 1966, pp. lT/ ss. 21 Questa separazione tra città e industria è teorizzata dal Christaller e interpreta correttamente, per molti Paesi, la fase paleotecnica di evoluzione industriale 186 BibliotecaGino Bianco
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