Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Documenti strettamente correlate alla distribuzione territoriale della popolazione, a sua volta dominata dalla componente agricola e da quella urbana 8 • · La scelta territoriale delle localizzazioni è spesso, a scala locale, condizionata dalla disponibilità di materia prima e lavoro, come nel caso dell'industria serica legata alla gels.ibachicoltura. A scala nazionale essa segue grosso modo, come già per l'artigianato preindustriale, la distribuzione della popolazione e i suoi concentramenti urbani. I fattori naturali di distribuzione delle attività secondarie assumono crescente rilievo col procedere delle tecniche produttive e con l'impiego di materie prime e fonti di energia (per esempio, idraulica) fortemente « ubicate » 9 • Con l'eccezione del periodo napoleonico e delle incerte politiche di liberalizzazione degli anni 'SO, il protezionismo doganale degli Stati preunitari conferma la chiusura e limitatezza dei mercati locali, quindi la diffusione territoriale e la limitata scala dimensionale delle attività manifatturiere. Spesso esse risultano subordinate ad iniziative d'oltralpe, opes Un esemplare illustrazione dell'influenza di questi fattori localizzativi nell'area milanese è offerta dai capp. IV e V di E. Dalmasso, Milano capitale economica d'Italia, Milano, 1970. Le pagine qui citate si segnalano altresì come chiaro esempio di utilizzazione del metodo storico in una ricerca geografica. 9 La coincidenza delle localizzazioni industriali con la distribuzione della popolazione, in ispecie urbana, nonché con la disponibilità locale di materie prime, energia idraulica e combustibile durante i primi decenni del XIX secolo è ben documentata dal Dematteis per il Pinerolese: G. Dematteis, L'eredità storica nella formazione della regione, in Ricerche sulla regione metropolitana di Torino; Il Pinerolese, Torino 1970, p. 29. Al contrario, un curioso esempio di localizzazione lontano dai centri abitati, per sfruttare il legname dei boschi, è conosciuto per la vetreria di Andalo (Trento) cui la Municipalità di Spormaggiore nega, nel 1818, il permesso di operare più a valle, in vicinanza dei centri abitati, onde non sottrarre legna agli altri usi della popolazione (lontano esempio di tutela dell'equilibrio ecologico)! (A. Ziegler, L'economia industriale del Trentino dalle origini al 1918, in L'economia industriale del Trentino Alto-Adige, diretta da U. Toschi, Trento 1956, parte I, vol. II, p. 171). Per quanto attiene le primitive localizzazioni italiane « dato il disporsi delle maggiori città nelle aree di pianura o allo sbocco delle vallate principali, e dato che sia i maggiori salti idraulici che i boschi si localizzano nelle alte valli o in montagna, un gran numero di opifici e soprattutto di ferriere e di stabilimenti tessili trovarono conveniente situarsi a mezza via, nei territori collinari e pedemontani, sulle coste dei laghi, con preferenza per le località dove la proprietà fondiaria era più frazionata, l'azienda agricola capitalista con braccianti sa-. lariati meno frequente, le risorse naturali del suolo meno ricche. Fu proprio in in queste zone, con popolazione numerosa ma povera, relativamente accessibile e da tempo « accolturata », ed attività promiscue agricolo-artigiane, che cominciò ad avviarsi una primitiva concentrazione industriale» .. È il caso della Val d'Aosta, Val Sesia, e del Verbano in Piemonte; del basso Varesotto, della Valle d'Olona, del basso Lario, dell'alta Brianza, della Val Seriana, Val Camonica e Val Trompia in Lombardia, delle zone di Schio, Thiene e Valdagno nel Veneto; della Val d'Arno e Val di Nera nel centro Itàlia: infine nelle valli dell'Alife, del Sarno, dell'Irno e del Serino in Campania (C. Carozzi -A. Mioni, l:Italia in formazione, Bari 1970, p. 142). . 183 BibliotecaGino Bianco

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