Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Giacomo Corna Pellegrini Il processo di unificazione politica dell'Italia durante il secolo scorso sembra offrire un esempio interessante di questi problemi, sia per quanto riguarda la funzione e la modifica dei confini politici degli Stati preunitari; sia per quanto attiene il ruolo svolto dai fattori politici, prima e dopo l'Unità, nella localizzazione di attività industriali; sia infine per porre in luce gli effetti secondari o indiretti che la politica di difesa doganale ebbe, influenzando la localizzazione e lo sviluppo dell'industria in alcune zone del Paese, a sfavore di altre. L'esame di queste vicende, pur rilevate ancora in forma episodica dagli studi analitici disponibili porta ad alcune conclusioni, proposte ancora come ipotesi di lavoro, che ulteriori studi potranno verificare. II. Fattori di dispersione e fattori di concentrazione territoriale nel caso italiano. Intorno ai primi anni dell'Ottocento, la frammentazione politica del territorio italiano, nonché la primitiva .evoluzione tecnologica dei metodi di produzione (ancora, di fatto, artigianali) sembrano favorire una localizzazione di attività secondarie abbastanza diffuse, di piccole dimensioni, economia locale-industriale corrisponderebbe « non solo un luogo, ma anche un dato tempo». Per il secondo l'intera « distribuzione geografica delle fabbriche procede secondo un ciclo di sviluppo, entro il quale' si hanno tre stadi: di giovinezza... maturità... e senilità » corrispondenti, rispettiva1nente, ad un massimo di dispersione, concentrazione e infine ad una nuova tendenza al decentramento (G. Merlini,op. cit., pp. 116 e 144). :È in questa prospettiva che può trovare opportuna collocazione il modello storico-economico del Rostow per l'interpretazione delle varie fasi di crescita delle economie industriali (W. W. Rostow, The stages of economie growth, Cambridge 1960) che apporta validi strumenti interpretativi anche alla ricerca geografica, certamente alla scala mondiale e spesso anche a quella nazionale. Della necessità di ricorso agli studi degli economisti e degli storici per spiegare i fattori umani di localizzazione industriale si dhnostrava convinto il MiIone fino dagli anni '30 (C.N.R., op. cit., p. 4). Più recentemente il Toschi confermava che l'indirizzo di studi nella localizzazione industriale che si avvale dell'osservazione, della ricostruzione storica dei fatti e della comparazione « è quella più vicina all'abituale modo di ragionare e di studiare dei geografi» (U. Toschi, Geografi.a economica, cit., p. 249). Per una sottolineatura ulteriore all'analisi storica, quasi contrapposta all'osservazione dei fatti attuali, si è espresso il Gambi fornendo esempi relativi alla geografia agricola, che potrebbero trasporsi anche sul terreno della geografia industriale (L. Gambi, Questioni di geografi-a, Napoli 1964, p. 147). Anche il Ferro riconosce con1e « una prospettiva storica debba stare alla base della descrizione e della ricerca del geografo, nel duplice intento di ricostruire le condizioni passate dell'ambiente, ma soprattutto di riportarci alle forme di vita, alle condizioni di civiltà, alle tecniche di lavoro, al tipo di consumi del passato» (G. Ferro, Dalla geografi-a storica alla geografi-a regionale, in « Cultura e Scuola», n. 28, 1968, p. 187). Infine uno stimolante inquadramento dei « modelli storici » accanto agli altri modelli interpretativi applicabili alla ricerca geografica è venuta da R. S. Chorley - P. Haggett, Models in geography, London 1967. 182 BibliotecaGino Bianco

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