Girolamo Cotroneo vortice antistoricista aperto dalla scuola. di Francoforte, si attestava su posizioni premarxiane e prehegeliane, intendendo il lavoro come attività ludica (riprendendo quindi il vecchio tema reazionario di Huizinga), rinchiudendosi in una visione del mondo seminaturalistica e estetizzante, che in alcune pagine è giunta a sfiorare, o addirittura a raggiungere, una sorta di neo-luddismo. Così, come prima si diceva, la critica della società tecnologica, pur fondatissima sotto mille aspetti, veniva a essere svuotata di contenuto, proprio perché impostata dal punto di vista meno idoneo: cioè non attraverso la considerazione, di tipo storicistico, che le «macchine» in sé non sono né buone né cattive, e che tutto sta nell'uso che l'uomo, la « ragione » dell'uomo, sa farne, bensì sulla convinzione che i prodotti dell'intelletto astratto e formalizzante condizionassero la ragione storica in maniera tale che questa non avesse ormai più la forza e la capacità di dominarle; per cui Marcuse, invece di richiamarsi al famoso motto del Parsifal, da lui stesso ricordato in Ragione e rivoluzione ( « La mano che infligge la ferita è anche la mano che la guarisce »), ha finito con il convincersi (e, quel che è ·peggio, a convincere gli altri) che soltanto attraverso un rifiuto totale (il tristemente famoso « Grande Rifiuto», di cui L'uo1110 ad una dimensione è stato il vangelo), attraverso un salto (all'indietro) di qualità, l'uomo poteva ormai recuperare la propria dimensione originaria. Ma esiste davvero, e qual è, la dimensione originaria dell'uomo? Lo storicismo moderno e contemporaneo aveva insegnato che l'uomo non ha una « natura » ma una « storia » (o meglio:_ che attraverso la storia « supera » la natura, considerata, dopo Hobbes e Vico, come ferinità, ferocia, violenza); che questa storia è storia della libertà, è lo sforzo che l'uomo ha compiuto e compie per superare l'egoismo individuale, la volontà origina.ria di sopraffazione e di dominio. L'antistoricismo contemporaneo, invece, forse perché deluso dei risultati di questa lotta che non si è conclusa con la definitiva vittoria della ragione illuminata, come ha largamente dimostrato il nostro tempo che ha visto e vede paurosi ritorni alla barbarie (coincidenti però quasi sempre con l'abbandono della ragione storica, la quale, nelle sue vesti post-hegeliane, non ha mai garantito il raggiungimento della razionalità « assoluta», ma ha sempre dichiarato possibili i ritorni di barbarie, data l'ambivalente natura dell'uomo), l'antistoricismo contemporaneo, dicevamo, ha riproposto, fra gli altri, il problema del recupero della natura dell'uomo. Abbiamo prima sentito Adorno e Horkheimer parlare di un 16 BibliotecaGino Bianco
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