Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

Luigi Esposito e Pasquale Persico delle costruzioni, quello primario e gli altri comparti del ramo manifatturiero dall'altro: si è accentuata in sostanza, la scollatura che già era presente nel 1961 fra la struttura produttiva dell'industria meccanica e le esigenze di riqualificazione e di ristrutturazione negli altri settori. Le dimensioni settoriali. La dimensione caratteristica dei singoli comparti, in cui risulta articolata l'industria manifatturiera campana, è stata definita facendo ricorso al concetto, ben noto agli statistici, di « addetto mediano». Prima di procedere al calcolo di tale indicatore dimensionale, le frequenze degli addetti e delle unità locali sono state aggregate secondo le seguenti classi dimensionali: fino a 10 addetti (unità locali a carattere artigianale); da 11 a 50 addetti (piccole unità produttive); da 51 a 250 (unità medio piccole); da 201 a 500 (unità di dimensioni medie); da 501 a 1000 (unità medio grandi); oltre 1000 (grandi stabilimenti). Successivamente, lavorando sulle nuove distribuzioni così ottenute, si è effettuato il calcolo dei valori dei caratteri che bipartiscono le distribuzioni degli addetti dei singoli comparti produttivi; tali valori, in sostanza, non rappresentano che degli indici in grado di rilevare la dimensione, espressa in numero di addetti per impianto, in cui risulta concentrata una parte rilevante dell'occupazione dell'intero settore considerato e, quindi, di permettere di individuare a quale delle sei classi dimensionali precedentemente elencate appartenga il settore stesso. Va rilevato, infine, che dai calcoli eseguiti è stata esclusa la classe delle « Industrie manifatturiere varie », in quanto trattasi di un'aggregazione di forme assai disparate di attività produttive, e che la sottoclasse rappresentata dalle « Officine meccaniche » è stata scorporata dal resto dell'Industria Meccanica per essere trattata come comparto autonomo. I risultati dei calcoli sono esposti nella tav. V, in cui si è proceduto alla classificazione per classi dimensionali dei venti comparti produttivi cosiderati ed all'indicazione, fra parentesi, dei corrispondenti valori delle dimensioni prevalenti. Come si può rilevare dalla tabella, il primo fenomeno di un certo interesse è costituito dall'assenza di settori che appartengono alla dime~sione medio-grande. Inoltre, i settori che sono stati interessati da mutamenti rilevanti nelle dimensioni prevalenti sono stati quelli delle Calzature, Alimentare, Materie plastiche e, infine, Meccaniche. Infatti, l'industria delle calzature che nel 1961 apparteneva, come dimensione prevalente, alle industrie artigiane, nel 1971 è risultata classificabile, in base al criterio adottato, fra quelle piccole. Al contrario, la dimensione 164 BibliotecaGino Bianco ·

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