Luigi Esposito e Pasquale Persico nella consistenza degli addetti con au1nento : di pe·so relativo passato, in termini di addetti, dal 17,40% al 27,97%. Nel secondo si è assistito ad un aumento dei posti di lavoro pari a 1.128 unità ( + 38,0%) che ha fatto aumentare il peso relativo, in termini di addetti, da 5,92% del 1961 al 7,18?/4 del 1971; si tratta, tuttavia, anche in questo caso, di un settore del tutto particolare, con unità operative di carattere familiare concentrate essenzialmente (soprattutto, per quanto riguarda la concia delle pelli) nella zona di Solofra e non ancora esposto al pericolo di un'agguerrita concorrenza da parte delle imprese del Centro-Nord ove prevalgono tipi di conduzione aziendale ancora assai simili a quelli che caratterizzano il settore della Campania. Il grosso dell'incremento dei posti di lavoro si è invece concentrato nei settori delle industrie meccaniche, delle metallurgiche e della costruzione di mezzi di trasporto. Nel primo di questi settori si è verificato un aumento di 26.647 addetti (76,6%) e se si considera lo stesso settore, escludendo le officine meccaniche, la dinamica interna è ancora più accentuata, essendo l'aumento di occupazione pari a 20.612 unità (126,6% ); nel secondo l'aumento è stato di 3.070 addetti ( +29,4% ), e infine nel terzo di 9.173 (96,7% ). L'incidenza complessiva di questi tre settori è così passata dal 25,7% del 1961 al 39,6% del 1971 sull'intero settore manifatturiero della Campania. L'incremento dei posti di lavoro riguardante i settori suddetti ha contribuito a che questi settori aumentassero anche il loro peso relativo, in termini di addetti rispetto all'Italia. L'aumento di peso relativo è stato per l'industria metallurgjca di 0,5 punti; infatti, mentre nel 1961 su cento addetti in questo settore in Italia 5,1 lavoravano in Campania, nel 1971 la quota è salita a 5,6; per l'industria meccanica nel complesso la quota è anch'essa cresciuta da 3,019% a 3,94%. Per la stessa industria meccanica, escludendo le officine meccaniche, l'incidenza è salita da appena il 2,17% al 3,27(}'6 ed infine, per le industrie della costruzione dei mezzi di trasporto, si è passati dal 3,9% al 5,6%. questa diversa meccanica nel settore tradizionale e in questi ultimi, che possiamo definire moderni, ha in parte, avvicinato la struttura dell'occupazione campana, cioè la ripartizione tra i settori dell'industria manifatturiera, a quella dell'Italia, come può vedersi dalla tabella II. In effetti, il valore dell'indice di Spearman è rimasto praticamente stazionario, nonostante l'ulteriore arretramento subìto dal settore tessile. 158 BibliotecaGino Bianco
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