Luigi Esposito e Pasquale Persico La perdita di peso è avvenuta anche in termini di unità locali in in quanto l'incidenza delle unità locali della Campania sul totale nazionale, è passata dal 6,8% del 1961 al 6,1% del 1971. L'aumento, sia pure modestissimo, registrato nell'occupazione dell'industria manifatturiera campana, rappresenta la risultante di andamenti difformi dell'occupazione dei singoli settori ( tab. I). In generale, si può dire che il decennio in esame abbia segnato un declino abbastanza netto dell'occupazione nei settori tradizionali, e al contrario, un aumento delle occasioni di lavoro nei settori « moderni ». Le industrie alimentari, del vestiario e abbigliamento, delle calzature, del legno, del mobilio e arredamento, e dei minerali non metalliferi hanno fatto registrare una caduta netta nei livelli di occupazione ed una riduzione vistosissima del loro peso relativo sull'occupazione 1nanjfatturiera dell'intera regione. La riduzione dell'occupazione nelle industrie alimentari è stata di 15.718 (-36,3%), nel vestiario di 809 (-3,6%) nelle calzature di 2052 (-14,3%), nel legno di 1904 (-12,1%) nel mobilio di 1908 (-31,7%), ed infine nei minerali non metalliferi di 265 ( -1,5% ). In tal modo l'incidenza complessiva sul totale di questi settori, ove prevalgono tecniche produttive arretrate, è passata dal 48% circa del '61 al 39% del '71. Questi settori stessi, hanno perduto nettam~nte terreno anche come peso relativo, sia in termini di addetti che in termini di unità locali rispetto ai corrispondenti settori considerati a livello nazionale. Infatti, il peso relativo (in termini di addetti) è passato da 10,85% a 7,23% per l'industria alimentare, da 6,59(},o a 5,17% per quella del vestiario ed abbigliamento, da 8,30% a 7,16% quella delle calzature, da 6,44% a 6,16% per quella del legno, da 4,39% a 2,93% per quella del mobiUo, da 5,63% a 5,46% per quella della lavorazione dei minerali non metalliferi. Gli stessi settori hanno registrato anche in termini di unità locali le seguenti perdite di peso relativo: da 7,28% a 7,0% per il primo, da 7,70% a 7,36% per il secondo, da 9,32% a 8,93% per il terzo da 8,08% a 7,28% per il quarto, da 5,46% a 3,83% per il quinto, mentre per l'ultimo· la situazione è rimasta quasi stazionaria in quanto si è avuto un leggerissimo guadagno di peso relativo (da 5,72% a 5,88%). I soli settori tradizionali che non hanno avuto tale andamento negativo sono quello del tabacco, caratterizzato da condizioni produttive e di mercato tutte particolari, e quello delle pelli e cuoio. Nel primo vi è stata un'accentuata dinamica espansiva ( + 29%) 156 BibliotecaGino Bianco
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