Nord e Sud - anno XX - n. 164-165 - ago.-set. 1973

L'area metropolitana e la città di Napoli anormale. Il disordine della vita pubblica, quale che esso sia, è poca cosa di fronte al disordine profondo, alla depressione crescente della vita economica: in certa guisa si può dire che ne sia la conseguenza (...). E sopra le inutili illusioni, le sterili affermazioni si presenta sempre gigantesco il problema della trasformazione di Napoli, come una necessità nazionale; quella che fu una grande città di consumo e che ora non è più deve per necessità trasformarsi in una grande città industriale (...). L'amministrazione del Comune per lunghi anni disordinata, costosa, dominata da interessi di gruppi, può essere difficilmente una forza operatrice. La situazione finanziaria del Comune di Napoli appare d'altronde pessima (...) ». E in effetti, come ha osservato Gilberto Marselli 4, sembra che la realtà napoletana « si sia sempre più rinchiusa su se stes,sa, denunciando una crescente incapacità ad affrontare direttamente i problemi del momento senza nemmeno più preoccuparsi del superamento delle tradizionali difficoltà, fino ad autorizzare l'impressione che essa tenda progressivamente ad autodistruggersi, ad autoeliminarsi di fr9nte alle sollecitazioni determinate dal contesto storico, politico, economico, sociale e culturale più ampio nel quale, volente o nolente, deve esistere ». Partendo dalla considerazione che il degrado lento e costante di Napoli può essere ferm.ato e ribaltato solo se le forze politiche ed economiche sapranno rendere valida ed attuale l'ipotesi che Compagna prospettava e che il Progetto 80 forse un po' troppo illuministicament~ riprende, e cioè che Napoli potrà vivere, e nel contempo farà vivere tutta la Regione (condannata invece allo stesso declino del suo capoluogo), solo se riuscirà a svolgere le funzioni di « metropoli regionale », cioè di città produttiva, centro vitale intorno al quale possano annodarsi molteplici relazioni interregionali, ci soffermeremo sulle vicende amministrative della città nel secondo dopoguerra. Sembra opportuno, tuttavia, prima di aprire il discorso sulle possibili funzioni metropolitane di Napoli e sul ruolo che gli Enti locali hanno rivestito e rivestono ai _fini di tale qualificazione, mettere in evidenza la differenza esistente tra il termine metropoli che sta ad indicare una grande città che conserva il tradizionale carattere urbano con l'esatta delimitazione amministrativa dei suoi confini e con una differenziazione della città dalla campagna; e il tern1ine area metropolitana che è proprio di un'estensione territoriale degli insediamenti urbani al di là dei confini della città metropoli, « un insieme spaziale ' Cfr. Marselli G. A., Il passato non è invincibile, in « Campania '72 », Napoli 1972, pg. 119. 141 BibliotecaGino Bianco

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