Aldo Perasole di queste unità amministrative » 88 • D'altronde un valore di soglia superiore, del tipo di quello di 1 milione e più abitanti suggerito, tra gli altri, dal Florence 89 , non si può accogliere trattandosi più che altro di fenomeni di gigantismo urbano, dello studio degli effetti di dominanza che differiscono le cosiddette « città mondiali» 90 • Il valore adottato rappresenta, invece, la dimensione a partire dalla quale si è notato che nei paesi non industrializzati (per quelli che lo sono valgono valori di soglia inferiore) cominciano a manifestarsi alcuni di quei fenomeni (specializzazione funzionale del territorio, presenza di movimenti pendolari verso il centro delle aree esterne, presenza di una vasta gamma di servizi) che abbiamo già visto essere tipici e indicatori dell'esistenza di aree metropolitane 9'.1. Tuttavia gli autori, per una maggiore precisazione del fenomeno da un lato e per l'ambito geografico del loro studio - l'Italia •con la sua perenne dicotomia Nord-Sud - dall'altro, preferiscono indicare, accanto alla già esaminata soglia dimensionale espressa in ter1nini di popolazione, una dimensione minima di popolazione attiva extragricola, laddove, com'è noto, l'attività extragricola è assunta quale indice del grado di urbanizzazione e d'influenza metropolitana sul territorio. Questo valore è di 35.000 attivi extragricoli. Si considerano così inclusi nell'area metropolitana quei comuni che, da soli o con l'insieme dei comuni vicini con i quali formano l'area, superano ambedue le soglie; quella cioè di 100 mila e più abitanti e quella di 35 mila attivi extragrico}i residenti 02 • La scelta del terzo parametro, infine, quello cioè della densità territoriale degli attivi extragricoli residenti, ha alla base una precisa scelta teorica. Sinora si è visto come la maggior parte degli autori ritengano necessario, perché vi possa essere area metropolitana, l'esistenza di una città centrale di una dimensione minima. Questa scelta, com'è noto, risponde da un lato ad esigenze di carattere pratico in quanto la determinazione di un polo centrale rende più facile l'individuazione dei possibili centri di formazione di aree metropolitane (per cui l'analisi del territorio si restringe attorno a questi centri); dall'altro, l'esistenza di un polo centrale si ricollega (vedi sopra) 88 Idem, p. 13. 89 Cfr. Florence, cit., p. 30 nota 64. 90 P. Hall, op. cit.: Hall dedica il suo studio allo sviluppo e ai problemi di sette grandi regioni urbane, approfondendo così un argomento che già P. Geddes, nel 1915, aveva indicato quando aveva battezzato {< città mondiali» quelle in seno alle quali viene decisa una parte proporzionalmente rilevante dei più importanti affari mondiali (cfr. F. Compagna, op. cit., p. 142 e sgg.). 01 Cfr. S. Cafiero, A. Busca, op. cit., p. 13. 02 Cfr. idem, p. 14. 138 BibliotecaGino Bianco
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