Prospettive della Calabria Nonostante il recente fervore edilizio, la fame arretrata di alloggi non si può ritenere ancora soddisfatta. Solo la forte emigrazione ha impedito alla Calabria di occupare il primo posto tra le regioni meridionali per indice di affollamento dei vani. Aì censimento del 1971, per ogni cento stanze si registravano nella regione 123,1 persone, contro la media nazionale di 99,8 e quella meridionale di 116,6. Per raggiungere il livello che viene considerato di equilibrio (un abitante per ogni stanza) si calcola che manchino ancora trecentomila stanze. Il fabbisogno maggiore è in provincia di Cosenza, dove la dinamica demografica è stata più attiva: seguono Catanzaro e Reggio. C'è poi da considerare l'aspetto qualitativo, oltre quello quantitativo, del problema della casa. Numerose abitazioni, censite come tali, restano, in realtà, degli abituri. I casi di famiglie intere affollate in un unico locale, costrette talvolta alla promiscuità col maiale o la capra (beni troppo preziosi per lasciarli alle intemperie), non sono più attuali come appena qualche anno fa; tuttavia, specie nei centri rurali, è ancora elevato il numero delle abitazioni malsane e vetuste. Più povera tra le regioni italiane, la Calabria occupa posizioni di coda anche nella graduatoria dei consumi. Fatto eguale a cento l'indice del tenore di vita italiano, secondo i dati del Tagliacarne, la Calabria è a quota 47, precedendo di poco la Basilicata. Tra i consumi alimentari, significativo quello che si riferisce alla carne: in Calabria, il consumo annuo è di 30,9 chilogrammi per abitante, nettamente inferiore al consumo medio naziona-le. Comunque, anche queste statistiche vanno considerate in una prospettiva storica. La sottoaìimentazione, cui fino a venti anni fa erano condannati il sottoproletariato urbano e il bracciantato rurale (pane, olive, legumi costituivano gli ingredienti del pasto quotidiano per migliaia di fa1niglie) oggi non si lamenta che in casi sporadici. Sebbene una forte quota del reddito deJla maggioranza delle famiglie calabresi sia ancora assorbita dal soddisfacimento dei bisogni essenziali dell'esistenza, molti segni_ indicano un certo salto qualitativo nei consumi, che s'orientano in misura crescente verso i generi di necessità non primaria. Il « consumismo », ancora in embrione nei piccoli paesi, più evidente nei centri maggiori, comincia a manifestare i suoi · effetti; e qui ne vanno colte le implicaziòni economiche, tralasciando quelle sociologiche. In termini statistici, la regione registra progressi nella motorizzazione privata, negli abbonamenti alle radioaudizioni, nei consumi elettrici e telefonici. La distanza rispetto alle medie nazionali restano notevoli (meno della metà dell'indice di motorizzazione, appena un terzo dell'indice di lettura dei giornali - e, d'altronde, 1n Calabria 91 BibliotecaGino Bianco
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