Ernesto Mazzetti alquanto inferiore, la seguono nella classifica delle esportazioni. Il saldo tra export e import è attivo (9miliardi contro 6) : 1na è un segno della debolezza delle strutture produttive locali. Esile anche la struttura creditizia. I calabresi, nonostante la povertà sono grandi risparmiatori: laboriosità e parsimonia consentono loro di essere ai primi posti della graduatoria del risparmio in rapporto al reddito. Su mille lire prodotte, in Calabria ne vengono risparmiate 52,9 (contro le 25 della Lombardia). Queste sudate economie vanno però ad alimentare le forme più tradizionali di risparmio: deposito postale (44 per cento dell'intera massa del risparmio regionale) e libretti bancari. La quota che affluisce ai conti correnti è ben più ridotta. Circa il rapporto tra impieghi e depositi, si calcola che, mediamente, negli ultimi anni, ogni cento lire depositate, l'organizzazione creditizia regionale ne abbia impiegate 72. È un valore leggern1ente più alto della media nazionale: tuttavia, se si tiene conto solo degli impieghi per il settore privato, la media scende a circa 54 lire su cento, contro le 63 su cento della media nazionale. Il Centro studi delle Camere di Commercio rileva che « il rispannio privato in Calabria è utilizzato in n1isura ben inferiore al limite compatibile con la liquidità delle aziende di credito »; quindi, queste aziende avrebbero « la possibilità di intervenire in una for1na più massiccia a favore d'iniziative interessanti lo sviluppo economico regionale ». Gli sportelli, d'altronde, sono ancora pochi: 215 nel 1970, appena cinque in più rispetto al 1963, nonostante il volume d'affari in questi anni sia triplicato. L'unico istituto di credito calabrese lÌa una sezione di credito agrario, ma non quella del credito industriale. La prospettiva turistica. - Tra le cosidette attività terziarie, il turismo sembra di gran lunga la più importante. È facile comprenderlo, considerando che la Calabria è probabilmente il più vasto « giacimento » italiano di risorse paesistiche « inesplorate » o quasi. Settecento chilometri di litorale, in più punti impervio o malamente tagliato dalla linea ferroviaria è vero, ma egualmente ricco di 1narine che s'allungano a perdita d'occhio, bagnate da un mare trasparente ed esente da inquinamenti. Grandi estensioni di boschi sul massiccio del Pollino, finora percorse solo da taglialegna, pastori e pochi appassionati; e, in più, i boschi e i laghi della Sila, delle Serre e dell'Aspromonte, già abbastanza noti al turismo montano meridionale. Questo patrimonio in qualche punto è stato intaccato da iniziative alberghiere ed edilizie non con1pletamente rispettose della bellezza dei luoghi. Sia sul litorale tirrenico che jonico, alcuni tratti di costa sono guastati dai prodromi di quella « urbanizzazione lineare », che, se ul86 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==