Prospettive della Calabria suo complesso e, in particolare, nel commercio, non possono essere considerati come indici di un vero e proprio sviluppo del ramo in senso 111oderno,ma semmai come l'accentuazione di insufficienze tipiche delle zone sottosviluppate ». Queste considerazioni suggeriscono quale significato attribuire ai dati che indicano per le attività commerciali una crescita costante nel decennio 1961-71, ancor maggiore di quella registrata in altre regioni meridionali. L'incremento riguarda soprattutto i negozi per la vendita al minuto: aziende a carattere familiare capaci di soddisfare solo le esigenze più elementari della clientela. Il numero dei dipendenti per ogni posto di vendita è, in media, assai basso, oscillando tra 1,5 e 1,7: valori inferiori alle medie nazionale e meridionale. La « polverizzazione », come viene definita dagli esperti, è causa di alti costi di distribuzione e bassa produttività. Si avverte, però, qualche piccolo segno di evoluzione; alla soglia degli anni 70 si verifica una certa stazionarietà dei piccoli esercizi di generi alimentari e un più deciso incremento degli esercizi per la vendita di tessili e articoli di abbigliamento, di apparecchiature meccaniche, di articoli vari. Così pure, il commercio all'ingrosso, indicatore più interessante delle condizioni dell'economia regionale, registra negli ultimi tempi qualche segno di irrobustimento. Le licenze di vendita all'ingrosso sono aumentate ad un ritmo più elevato che nel resto del paese, ed è cresciuto il numero medio dei dipendenti. Ci si rende conto che in questo settore esistono possibilità di evoluzione, legate, però, strettamente alla dinamica delle attività industriali e all'ammodernamento dell'agricoltura. Quanto all'interscambio regionale, le importazioni nette concorrono in misura rilevante alla formazione delle risorse calabresi: corrispondono a circa un terzo del reddito lordo prodotto nella regione. Ma, come osserva la relazione congiunturale 1970 del Centro studi delle Camere di commercio della Calabria, questo afflusso di risorse non è « un gratuito dono, ma è per la maggior parte il frutto del lavoro degli emigranti» che, con le loro rimesse (oltre 37 miliardi nel '70, per la maggior parte provenienti dai paesi della CEE), consentono alla Calabria di non esasperare lo squilibrio tra reddito e consumi. Questa,· infatti, è l'unica regione italiana che consuma un reddito superiore a quello prodotto inteman1ente. « Va però sottolineato -- osserva la relazione citata. -- che negli ultimi anni l'eccédenza dei consumi sul reddito prodotto !:Ji va assottigliando ». Negli scambi con l'estero, la partecipazione calabrese nel contesto nazionale risulta assai debole: solo tre regioni, peraltro con popolazione 85 BibliotecaGino Bianco
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