Prospettive della Calabria pratiche di sottogoverno e carenze, ha comunque giovato ai contadini, creando villaggi, migliorando colture, fornendo assistenza. Tutto _ciò non cancella i mali maggiori dell'agricoltura calabrese: la montuosità del territorio, l'estensione dei terreni argillosi, l'alternarsi di inverni temporaleschi e di estate siccitose e roventi. Oltre ai mali della geografia, ci sono quelli legati alle strutture fondiarie e all'uso del suolo. La figura del proprietario terriero dì tipo latifondistico è ancora diffusa; ed anche se le statistiche indicano in cinque ettari l'ampiezza dell'azienda media,· tale dato risulta dalla sintesi di valori estremi: da un lato proprietà di grande estensione (in genere pascoli e boschi demaniali o di enti), dall'altro una miriade di minuscole aziende. Le proprietà dì ampiezza inferiore all'ettaro costituiscono addirittura il 40 per cento: piccoli appezzamenti trasformati in orti e giardini con la fatica paziente di famiglie intere. Quanto alla produzione, i cereali occupano la quota maggiore delle superfici coltivate, nonostante la resa sia scarsa in rapporto a quella di altre regioni. Tra le coltivazioni arboree domina l'olivo; la Calabria è la seconda regione d'Italia, dopo la Puglia, per la produzione olearia: quasi un milione di quintali. Gran parte degli oliveti sono invecchiati: piante alte e maestose, foreste più che oliveti. Occorrerebbe sostituirli con piantagioni adatte alla raccolta meccanizzata, ma i capitali difettano. Vi sono molti frantoi artigiani, ma poche raffinerie e sansifici, cosicché l'olio calabrese (che è ad elevata acidità) deve essere avviato altrove per la raffinazione e la commercializzazione, privando la regione dei guadagni che deriverebbero da queste operazioni. Importanti, e in espansione, le colture agrumarie, che occupano in prevalenza le fasce costiere. La Calabria dà un quarto della produzione italiana di arance (largamente usate per l'industria ·dei succhi), il cento per cento della produzione di bergamotto (accentrata nel Reggino), tutta destinata all'industria dei profumi, il novanta per cento della produzione dei cedri (coltivati nella fascia da Praia a Cetraro ), notevoli quote della produzione di mandarini. Vi sono piccole colture specializzate di pompelmi, anona e limetta. Anche la viticoltura è rilevante: oltre 1'80 per cento dell'uva è destinata alla vinificazione. Mediamente, la produzione a vino s'avvicina al milione di ettolitri. In prevalenza si tratta di vino da taglio ad alta gradazione; alcuni prodotti, grazie agli sforzi per migliorarne e stabilizzarne la qualità, stanno acquistando rinomanza anche fuori della regione : i vini di Cirò sono i più noti, prevegoli anche il rosso della valle dell'Esaro, il Greco di Gerace, il Cerasuolo, il Savuto, il Provi taro. Il bosco (che occupa il 26 per cento della superficie agraria regionale) ha un elevato valore economico: la Calabria, dopo la To81 Bib_liotecaGino Bianco
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