Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

Prospettive della Calabria zione, ripresa con intensità, ha drenato tra il 1951 e il 61 l'intero saldo attivo tra nati e morti, circa trecentomila persone. Ancor più intenso l'esodo nel decennio successivo. La popolazione censita nel 1971 ammonta a 1.962.904 unità (712.699 in provincia di Cosenza; 684.322 in quella di Catanzaro e 565.883 nel Reggino): in totale, ottantamila abitanti in meno rispetto al 1961. Poiché il saldo tra nati e morti è stato di 284mila unità, sono partiti nel decennio oltre 360mila calabresi. In molti paesi la cosidetta piramide delle età è completamente alterata: si vedono solo bambini, donne e vecchi. L'esodo, se riguarda oggi un po' tutte le classi sociali (e1nigrano non solo braccianti, ma anche laureati e diplomati, in cerca di migliori occasioni d'inserimento o avviati ai tradizionali impieghi statali), non colpisce però in misura eguale le diverse aree della regione. Aumenti di popolazione si registrano nei capoluoghi, nella zona di Crotone, lungo il litorale da Praia a Paola, Massiccia invece la fuga dalle province di Catanzaro e Reggio. In genere, negli ultimi vent'anni si nota una più attiva dinamica della popolazione lungo i litorali, nella valle del Crati, intorno a Castrovillari, nelle piane di Nicastro e Gioia. Decresce fortemente la popolazione dislocata sui rilievi (un po' meno quella della regione silana, teatro dei più attivi sforzi di riforma agraria). Si constata un fenomeno inverso a quello ch'ebbe inizio nel Medio Evo: la popolazione rifluisce verso le coste abbandonando le vecchie sedi arroccate sui colli. Si determinano forti variazioni di densità: quella media della regione (la superficie è di 1.508.025 ettari) è di circa 135 ab./kmq., ma in taluni tratti costieri e nelle zone d'influenza dei centri urbani maggiori si giunge a punte di 3.000 ab./kmq. Il reddito. - La distanza che continua a separare la Calabria dalle altre regioni trova la sua principale espressione nei dati economici. In base al reddito per abitante, è addirittura l'ultima regione d'Italia: circa 380mila lire annue pro-capite, ovvero poco più della metà del reddito medio nazionale, secondo le stime di Tagliacarne. La provincia di Cosenza supera le 420mila lire; Reggio e Catanzaro sono alquanto distanziate. In dieci anni i redditi individuali sono più che raddoppiati, ma il ritmo d'accrescimento è risultato semp~e più basso che nelle altre regioni. La causa è nella debolezza intrinseca dell'apparato produttivo regionale. L'economia calabrese si basa ancora in misura molto notevole sull'agric.oltura. Le campagne, sebbene· non più gravate dell'eccedenza patologica di manodopera cp.e si registrava negli anni 50 (quando il 65 per cento delle forze di lavoro gravitavano sull'attività agricola), assorbono ancora una massa rilevante di perSOJ?.ein età di lavoro: 200 79 BibliotecaGino Bianco

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