Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

Prospettive della Calabria gione della Sila, fu reiteratamente colpita dal sisma (nel 1638, 1835, 1854, 1870). Catanzaro, spopolata dalla peste (1668) quando la sua industria della seta era più rigogliosa, fu poi vittima di terremoti nel 1783 e 1832. Solo Reggio, capoluogo della Calabria Ulteriore Prima, era più « città »: 25800 abitanti nel 1861, 33.000 nel 1901. Ma nel dicembre del 1908 il terremoto fece dodicimila vittime nella sola cerchia urbana. Nessuno dei tre capoluoghi appariva in grado di svolgere una funzione metropolitana ordinatrice dell'intera vita regionale. Debole e sconnessa la· trama urbana calabrese, ogni paese viveva in isolamento nell'ambito d'un ristretto perimetro d'influenza. A guardarla su una carta geografica, la Calabria appare come una compatta propagine peninsulare, separata dalla Basilicata dal massiccio del Pollino, primo elemento d'un complesso di rilievi che proseguono verso sud con la Catena Paolana affacciata al Tirreno, e, al di là della valle del Crati, con la Sila (Greca, Grande e Piccola), e, dopo la piana di Sant'Eufemia (dove la penisola si restringe fino a ridurre a poco più di trenta chilometri la distanza tra Tirreno e J onio) con le Serre e l'Aspromonte. Eppure, come ha scritto Giuseppe Isnardi, « non vi è una regione più varia, più disunita in sé, e insieme più ingannevole, in fatto di diniensioni, della Calabria... è senza paragone la terra di più lungo e più arduo percorrimento... Un.a regione piccola e quasi insularmente delimitata, e pure vastissima, fatta com'è di un alternarsi continuo di convesso e di concavo che ne rende interminabili le distanze ». L'orografia complica i rapporti: paesi che in linea d'aria distano poche centinaia di metri, arroccati ciascuno in cima a colli contrapposti, sono in realtà separati da chilometri e chilometri di strade malagevoli che scendono a valle per poi risalire, onde pressocché nulli sono gli scambi tra l'una e l'altra comunità. Se alle ragioni della geografia fisica si aggiungono la frantumazione feudale, le diverse origini etniche (bruzi nel cosentino, bizantini del Catanzarese, greci nel Reggino, secondo una ripartizione di massima, e in aggiunta «isole» albanesi o valdesi), divisioni, queste ben più -significative della vecchia ripartizione in due « giustizie-rati» e della recente in tre province, è agevole comprendere come l'unità regionale sia sempre stata scissa in microcosmi_ sub-regionali, e come si siano sedimentati stati psicologici di rivalità tra città e paesi, si siano esasperati municipalismi che, in presenza di circostanze politiche ed economiche che ag~scano da c.:atalizzatori della tensione sociale, possono portare a fermenti gravi, quali la cosidetta « rivolta » di Reggio del 1970-71. . Popolazione ed emigrazione. - I ragguagli,. sia pur sommari, circa 77 BibliotecaGino Bianco

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