Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

Ernesto Mazzetti per ricavarne terra coltivabile, accentuò l'instabilità dei terreni e l'irregolarità dell'idrografia calabrese, già marcata· dall'andamento torrentizio di molti corsi d'acqua. « I fiurni sono torrenti, franose le pendici, devastati i boschi secolari» scriverà ancora Giustino Fortunato. E nell'inverno scorso se n'è avuta una riprova particolarmente dolorosa: le alluvioni del Natale '72 e del marzo '73, pur se meno gravi di quelle del 1951, hanno disastrato vaste aree nei bacini del Ciancio, dell'Allara, dell'Elia e lungo i corsi di vari torrenti nelle zone aspromontane. Il succedersi delle dominazioni sottopose la popolazione locale a spoliazioni periodiche, mentre continue erano le vessazioni di una feudalità rapace e prevaricatrice. Le terre a regime feudale superavano di molto quelle demaniali; le « Università » gravate da imposte inique, non di rado venivano costrette a infeudarsi. Cosenza, che nella prima metà del Seicento contava mille « fuochi » era tassata per 2390; tuttavia, essendo gli ecclesiastici esonerati ed estendendosi il beneficio a tutti i loro congiunti, a pagare erano solo 800 famiglie. Ma anche abolito il regime feudale, non per questo migliorarono le condizioni del popolo; la vendita all'incanto dei terreni demaniali e della manomorta ecclesiastica all'indomani dell'Unità, favori un ristretto ceto borghese e possidente, ma danneggiò braccianti e nullatenenti. Baroni e proprietari, fino agli anni della riforma agraria, sia per effettiva mancanza di capitali, sia per incapacità e avarizia, mai si fecero carico di migliorie fondiarie, bonifiche, trasformazioni colturali. Calamità naturali, come le epidemie, come gli ancor più rovinosi terremoti (se ne ebbero nei secoli XVI, XVII e, particolarmente nefasti, nel 1783 e nel 1908), resero ancor più precarie le condizioni della regione. L'isolamento. - Fu in seguito agli ultimi terremoti che governanti e studiosi si accorsero della Calabria; un'attenzione pagata a caro prezzo e povera di effetti concreti. È a causa dei terremoti che la Calabria conserva scarse vestigia della sua lunga storia: ha solo ruderi, di monumenti, di templi, di chiese, dì palazzi. Dalle « vedute » del Saint-Non e di tant'altri paesaggisti del periodo romantico, viene fuori l'immagine di una regione diruta e selvosa; orride gole, erti dirupi, picchi acuminati, rovine di colonne e capitelli, pastori abbigliati di pelli, piane desolate; un paesaggio pittoresco quanto inospitale, una gente selvatica tra .i resti d'un passato di grandezza presto decaduta. Dopo l'unificazione, Cosenza e Catanzaro, capoluoghi delle province di Calabria Citra e Calabria Ulteriore Seconda, erano poco più che borghi. Tutte e due avevano conosciuto periodi di promettente sviluppo, presto interrotti, però, da circostanze calamitose. Cosenza, attivo crocevia tra i corsi del Crati e del Busento, mercato natura1e della re76 BibliotecaGino Bianco

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