Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

Michele Ributti appare in sede storica assolutamente incontestabile la sottile constatazione di Spadolini, che la feroce campagna· anticlericale condotta dai radicali ebbe un effetto assai meno dirompente di quanto non si potrebbe a prima vista immaginare: gli infuocati discorsi di Cavallotti e i labari massonici fornivano al governo e soprattutto alla Corte la migliore testimonianza della legittimità del permanere in Roma della Monarchia, che aveva fatto e voluto l'Italia unita. Per concludere poi, il panorama delle peculiari connotazioni del radicalismo italiano, avremmo qualche riserva, a differenza di Galante Garrone, nell'includere tra esse il liberoscambismo. Prima di tutto perché esso fu con ogni probabilità, più un'ulteriore arma polemica per contrastare la politica crispina, che non una teoria economica consapevolmente accettata; in secondo luogo perché il fronte radicale fu tutt'altro che compatto nel riconoscere l'assoluta vadidità di tale dottrina, ed anzi alcuni, come il Colajanni, ne furono irriducibili avversari; in ultima istanza perché i libero-scambisti, che tra l'altro ebbero con i radicali rapporti puramente tattici e occasionali, mutuarono veroshnilmente la loro dottrina dalla « Scuola di Manchester » e dal pensiero di Cobden, cioè proprio da quel radicalismo inglese la cui influenza su quello italiano Galante Garrone stesso ha risolutamente, se pur forse troppo affrettatamente, negata. Per quanto riguarda invece il generale programma di riforme politiche e sociali che furono l'oggetto dell'azione dei radicali, esso trova il suo compendio in quel Patto di Roma del· 1890 che Leo Valiani ha, acutamente come sempre, definito « la sintesi dei programmi affiorati, tra l'opinione democratica, nel ventennio precedente e che sarebbero stati attuati, in una certa misura, nel venticinquennio successivo ». Sul contenuto specifico del Patto è inutile soffermarsi: tanto Galante Garrone quanto Spadolini ne fanno una minuziosa radiografia mettendo particolarmente in rilievo, il primo, la straordinaria modernità dei te1ni (dall'indipendenza della magistratura allo snellimento del processo civile, dal gratuito patrocinio all'indennità per i cittadini ingiustamente condannati, alla educazione laica gratuita e obbligatoria), il secondo, la loro etereogenea matrice ideologica (dal suffragio universale e dalla Nazione armata, di stretta marca cattaneana, all'imposta unica e progressiv~ 24 d'ispirazione mazziniana). Fu allora, proprio dal Patto di Roma, che emerse e si distinse quella generazione di repubblicani moderni come Bovio, Colajanni, Ghisleri, 24 Spadolini afferma l'ispirazione garibaldina della richiesta dell'imposta unica progressiva, ma in realtà, il tema è tipicamente mazziniano: cfr. G. Mazzini: Agli uomini del partito d'azione. SEI, voi. LIX, pagg. 167-168. 72 BibliotecaGino Bianco

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