Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

1W. ichele Ributti vallotti non esitò a ripudiare la sua dichiarata francofilia in nome dell'onore nazionale calpestato, con accenni af « nostro mare Adriatico », che risuonarono ancora, molti anni più tardi, nella squaUida retorica del « mare nostrum » di mussoliniana memoria. In quello stesso 1882, tuttavia, in concorso con la firma della triplice Alleanza e con il disperato sacrificio a professioni di acceso irredentismo e di fraterna amicizia per la Francia repubblicana. È dunque evidente che qualcosa di ormai molto diverso dalla pura idealità mazziniana si celava dietro questa discontinuità di posizioni, tra loro contraddittorie, e cioè qual'cosa di non eccessivam·ente distante dal tanto combattuto nazionalismo crispino. La conferma di ciò non si fece attendere a lungo: dalla posizione assunta di fronte alla sventurata impresa di Adua, nella quale i radicali pur condannando l' « inafricamento » si mostrarono propensi a sostenere l'azione intrapresa (a differenza della rigida posizione socialista : « né un soldato, né un sol'do ») per salvare il prestigio della Patria, alla totale acquiescenza del Partito Radicale, ormai nelle mani del debole Sacchi, alla giolittiana impresa di Libia. E il progressivo corrompersi della originaria e più pura tradizione radicale non solo fu una delle cause del progressivo scomparire del Partito, ma si compì non senza ripercussioni laceranti nello stesso fronte radicale-repubblicano, ripercussioni di cui la vivace polemica tra Giovanni Bovio e Arcangelo Ghisleri potrebbe essere assunta come segno paradigmatico 22 • Al di là di tutto ciò, comunque, il sentimento di fratellanza e di amicizia per la Francia, in larga misura derivato dalla mitologia del « debito storico » del Risorgimento verso la Rivoluzione deH' '89, rimase la più costante caratteristica della politica estera radicale, tanto costante da assumere un peso forse determinante nelle « radiose giornate di maggio », nella inquieta vigilia della prima guerra mondiale. Siamo giunti co.sì all'ultimo (ma non certo in ordine di importanza) ele1nento caratterizzante del pensiero politico radicale: l'antidericali~ smo e l'irreligiosità. Non è certo difficile comprendere perché proprio i radicali furono i vessilliferi dell'ateismo e dell'anticlericalismo più acceso: loro che si erano nutriti dei versi del Giusti, del Carducci e dello Stecchetti, loro che avevano visto nell' « odio per H prete » l'unico punto fermo della confusa ideologia di Garibaldi, loro che prontamente avevario assimilato il primo termine, l'irreligiosità appunto, del binomio 22 La polemica, che prese le mosse dalla prolusione di Bovio all'Università di Napoli nel 1887 sul tema « Il Diritto pubblico e le razze umane» e che continuò sulle colonne della rivista « Cuore e Critico», è interamente pubblicata in A. Ghisleri: Le razze umane e il Diritto nella Questione Coloniale, Bergamo 1896. 70 BibliotecaGino Bianco

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