Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

Il radicalismo italiano fra Mazzini e Cattaneo Repubblica e della fiera politica anticlericale e progressista del nuovo governo francese, Cavallotti e Bertani non esitarono a deporre il risentimento derivato dalla politica bonapartista e dalla questione romana, e a salutare nella risorta sorella latina la naturale alleata dell'I talia, la stella polare di tutta la democrazia europea. La Sinistra dei Cairoli e dei Crispi, al contrario, ben lungi dal condividere questo entusiasmo, conservò sempre un invincibile diffidenza nei confronti della Francia che, al pari del Mazzini, essi ritenevano ormai totalmente svuotata dalle tradizioni universalistiche dell' '89 e tutta protesa, invece, nonostante il mutamento istituzionale, a conseguire progressi e vantaggi esclusivamente nazionali. Purtroppo ancora una volta la storia darà ragione a Mazzini! Rimane il fatto, però, che nel Crispi alla diffidenza di marca mazziniana subentrò quel fanatismo anti-francese, esasperato e fazioso, di cui Giovanni Giolitti, ci lascia una bella testimonianza in una gustosissima pagina delle sue Memorie 20 , e che non mancò di sconfinare ben presto nel sogno di grandezza e di potenza, accarezzato dallo statista siciliano fin dal tempo della questione d Nizza, un sogno che diede poi l'impronta alla sua azione di capo del governo italiano. Nel suo insuperato studio sulla politica estera italiana Federico Chabod, sottolinea lucidamente come, nella sua campagna antifrancese e nazionalistica, la crispina « Riforma » andasse teorizzando (proprio mentre Mazzini deplorava l'annessione dell'Alsazia « senza libero voto dei cittadini ») il principio della nazionalità come un a priori determinato dalla natura: dottrina questa che conteneva già in nuce le concezioni che avrebbero portato all'età dell'imperialismo, « età in cui il nazionalismo avrebbe completamente trasformato senso e valore antichi dell'idea di nazionalità, in attesa di lasciar luogo, a· sua volta, all'affermazione delle tendenze naturalistiche trionfanti con la dottrina della razza» 21 • Decisamente antitriplicista e antimilitarista, come si è accennato, invece fu l'atteggiamento dei radicali, non privo però di oscillazioni e di equivoci, su cui è grande meritc;>di Galante Garrone aver posto l'accento e richiamata l'attenzione. Così, mentre tutti si attendevano all'indomani del Congresso di Berlino, una intrepida sortita dei radicali in appoggio delle aspirazioni degli irredentisti, dei quali per antico · retaggio mazziniano sempre condivisero lè passioni, Felice Cavallotti pronunciò alla Camera un tiepido discorso che rispolverava la vecchia stonata e ormai logora teoria « dell'orientamento » di Cesare Balbo. Quattro anni più tardi, in occasione della « crisi tunisina » lo stesso Ca20 G. Giolitti: Memorie dèlla mia vita. Milano 1.945,pagg. 46-48. 21 F. Chabod: Storia della politica estera italiana, B;;tri 1971, pag. 63. 69 BibliotecaGino Bianco

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