Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

Michele Ributti trovare l'internazionalismo bakuniniano nella dura stroncatura di Mazzini, il cui partito aveva allora l'incontrastato monopolio delle organizzazioni operaie, alla Comune di Parigi. In particolar modo esso fece presa sui giovani, coloro cioè che non avevano vissuto l'eroica epopea risorgimentale e sentivano il bisogno di una nuova fede in cui credere e di una nuova bandiera sotto cui militare, coloro che per la profonda penetrazione delle idee positiviste in Italia mal sopportavano lo spiritualismo e la religiosità mazziniana; e così pure su quei radicali, che già furono mazziniani, e che si affrettarono a gridare allo scandalo nel vedere il vecchio maestro ripudiare recisamente l'esperienza francese, che rappresentava invece per essi lo splendido rinnovarsi delle gloriose « giornate dell'89 ». Delle furibonde polemiche di quel tempo e dei selvaggi attacchi di Bakunin e dei suoi seguaci al Mazzini sulle colonne del « Gazzettino Rosa», ci ha lasciato una splendida radiografia Nello Rosselli non mancando di esprimere un acuto giudizio, che per la sua estrema attualità merita ancor oggi di essere ricordato e meditato. Osservava dunque il Rosselli che l'efficacia dehla polemica deH'anarchico russo « sta in ciò che Bakunin ha sul suo avversario la facile superiorità dell'estremista sul riformista: da un punto di vista puramente logico l'estremista ha per sé tutta la suggestione che innegabilmente esercitano sugli spiriti le soluzioni radicali, desunte linearmente da poche e chiare premesse teoriche. Facile è per }',estremista cogliere in flagrante delitto d'incoerenza il riformista, il quale, a differenza del primo, deve e vuole accordare il suo pensiero alla realtà viva che si svolge e perciò rinunciare a quell'assoluta coerenza formale, che possono mantenere il teorico puro o quel pensatore che al suo sistema assegni, in pratica, il valore di un mito, atto a tener desta la fede di quanti nella vita sono costretti a seguire, rischiando di perdervisi, le tortuose vie dell'interesse immediato » 12 • Ad ogni buon conto, al di là delle roboanti dichiarazioni e delle petizioni di principio davanti alla Con1une, la « questione sociale » non costituì mai una caratteristica peculiare del radicalismo italiano: esso rimase sempre ed essenzialmente un partito «borghese» e soprattutto cittadino, nel senso che non riuscì mai ad avviare una penetrazione nella campagna, a differenza del «fratello» francese, come molto bene mette in luce Galante Garrone, assumendo piuttosto un atteggiamento di superiorità e di distacco (questo sì tutto cattaneano) nei confronti del problema delle classi popolari, un atteggiamento che emerge chiaramente 12 N. Rosselli: Mazzini e Bakunin cit., pagg. 309-380. 64 BibliotecaGino Bianco

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