Nord e Sud - anno XX - n. 163 - luglio 1973

Il radicalismo italiano fra Mazzini e Cattaneo osserva sottilmente, che la sceita dell'astensionismo portò tendenzialmente al socialismo, mentre quella della partecipazione portò al radicalismo, anche se con questo giusto rilievo Galante Garrone viene paradossalmente ad esoludere dall'ambito del radicalismo, proprio l'uomo che, pur mantenendo il « voto di castità » alla Repubblica, fu forse i1 più zelante delfino del pensiero politico di Cattaneo, cioè- Alberto Mario. Ed è altrettanto vero, questa volta il rilievo è di Spadolini, che la scelta del'la partecipazione operò la definitiva separazione « dei mazziniani ' storici' dai mazziniani ' vivi ' e che poi non erano soltanto e neppure soprattutto mazziniani, in quanto comprendevano nelle loro file federalisti, libero-pensatori, socialisti sentimentali, eredi di Cattaneo e di Ferrari, garibaldini di ieri e di oggi, non esclusi moderati convertiti, ' destri' transfughi, cavouriani delusi ». Questo è il quadro del radicaliismo ita~iano verso la metà del 1870: poco per volta molti passarono decisamente al socialismo, molti tornarono o presero la via della Destra e dell'ossequio aUa Monarchia, molti altri subentrarono loro. Per quanto riguarda i repubblicani, che del radicalismo costituirono sempre la più nutrita pattuglia fino alla costituzione in gruppo autonomo ( 1897), essi abbandonarono quasi al completo l'astensionismo, lasciando i Saffi, i Quadrio e i loro satelliti totalmente isolati dalla lotta politica. Ciò che costoro, nella loro pura intransigenza mazziniana, non avevano compreso era la caratteristica che distingueva il nuovo Stato italiano rispetto ai precedenti, cioè il liberalismo. I radicali si avvidero di questo cambiamento e scelsero la via della concretezza e delle riforme per stimolare il governo ad una politica sempre più liberale che prestasse finalmente attenzione alla questione sociale. Questo lento processo di definizione del movimento radicale come partito delle riforme avanzate doveva essere particolarmente favorito dallo scontro con il socialismo, che assunse toni di particolare asprezza soprattutto in seguito alla vicenda della Comune di Parigi prima, e, se pure in tutt'altra prospettiva, all'indomani del Patto di Roma, poi. Le idee socialiste, se si considerano prive di vera originalità quelle propugnate dal Pisacane (in larga misura riconducibili al mazzin.ianesimo) e incerte e comunque poco nitide quelle del Ferrari e di Garibaldi, · erano penetrate in Italia attraverso l'azione· e la istancabile propaganda di Michele Bakunin. Giustamente il Croce sottolinea la maggior fortuna rispetto al M~rx « troppo critico, troppo economista, troppo sarcastico, troppo scarsamente umanitario » 11 per attecchire in Italia deH'anarchico-russo. Comunque un terreno particolarmente favorevole doveva 11 B. Croce: Storia d'Italia cit., pag. 37. 63 BibliotecaGino Bianco

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