Michele Ributti sti avvenimenti quando indica in Carlo Cattaneo. il « fondatore » del pensiero radicale ed in Agostino Bertani il· primo pubblico alfiere di esso. Le perplessità nascono da un duplice ordine di considerazioni: la prima deriva dal fatto che, avendo Galante Garrone negato nelle pagine introduttive ogni rapporto del radicalismo italiano con quello inglese, non si vede come possa poi rivendicare a Cattaneo, che proprio del pensiero empirista inglese si era fortemente nutrito, la paternità del movimento; la seconda deriva del fatto che, emergendo chiaramente dallo schema generale dell'opera che l'autore non intende fare riferimento ad una astratta concezione del radicalismo, ma piuttosto metterne in luce gli aspetti peculiari attraverso la concreta azione dei radicali italiani, è ben difficile dimostrare che questa sia stata così decisivamente influenzata dal pensiero cattaneano. Basta pensare, a questo proposito, ad uno dei capisaldi del pensiero politjco di Cattaneo, cioè il federalismo, ed allo scarso seguito che il federalismo trovò tra i radicali. È noto che per Cattaneo, fiero amante della libertà (che, a differenza di Mazzini, anteponeva alla patria), il federalismo rappresentava lo strumento attraverso il quale l'uomo prende coscienza di sé come componente della società in cui è inserito, educandosi in autonomia a pro1nuovere e conquistare sempre nuove libertà 2 , non più schiacciato nella superiorità dello Stato, bensì capace di vivjficare la propria individualità nell'ambito della comunità di cui è parte. « So1o al modo della Svizzera e degli Stati Uniti può accoppiarsi unità è libertà. Così solamente s'adempie il precetto del fiorentino che il popolo per conservare la libertà deve tenervi sopra le 1nani » 3 • Orbene di questa visione federalista, come di quella, pure sotto molti aspetti differente, di Giuseppe Ferrari, non si trova traccia nei radicali, i quali furono, questo sì, tenaci assertori del decentramento amministrativo, che è però cosa ben diversa dal federalismo. Quest'ultimo rimase infatti, come riconosce uno dei più acuti studiosi del pensiero politico di Cattaneo, Alessandro Levi, « nel risorgimento italiano piuttosto la dottrina di uno- studioso, che non di un partito o di una scuola, piuttosto un solitario pensiero che non il principio di una azione politica » 4 • 2 . Del tutto evidenti sono le affinità della concezione di Cattaneo con quella ap• passionatamente propugnata da Tocqueville ne Le Deniocrazia in America. E molto interessante sarebbe stato se Galante Garrone avesse indagato l'irifluenza delle idee di Tocqueville sul radicalismo francese, al quale ha peraltro dedicato pagine di fondamentale importanza. 3 C. Cattaneo: Per la Sicilia - Scritti politici ed epistolario. Firenze 1892, vol. I, pag. 142. 4 A. Levi: Il positivismo politico di Carlo Cattaneo. Bari 1928, pag. 119. 60 BibliotecaGino Bianco
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