Editoriale zione degli interessi sociali dei lavoratori occupati senza tenere nel dovuto conto le esigenze dei disoccupati del Mezzogiorno ». Da questo processo di revisione critica, in uno spirito di legittima preoccupazione per le sorti del paese e di accresciuta propensione al realismo che sembra oggi animare partiti, sindacati, opinione pubblica, dovrebbero scaturire le premesse per quella comune assunzione di respinsabilità, tra Governo e sindacati, in cui La Malfa ha sempre indicato, con rigorosa coerenza, la condizione per il successo della programmazione e, ora, d'un secondo centro-sinistra. Da tempo e a tempo i repubblicani avevano richiamato l'attenzione delle altre forze politiche e sindacali sulla necessità e l'urgenza di una ben definita politica delle priorità e delle compatibilità, in grado di servire gli interessi generali della collettività nazionale. Questa politica i precedenti governi di centro-sinistra e di centro, non hanno avuto il coraggio di condurre, fi· nendo così, ora per inerzia ora per demagogia, col maltrattare priorità e compatibilità. Una politica delle priorità e delle compatibilità significa soprattutto una politica delle priorità e delle compatibilità 111.eridionalistiche. Se è vero infatti che il nostro paese si trova oggi a soffrire di tutta una serie di insufficienze e di inadeguatezze nel campo dei cosiddetti servizi sociali (case, scuole, trasporti, ospedali), si deve anche dire che tali insufficienze e tali inadeguatezze si sono aggravate e si aggravano in conseguenza della esportazione della questione meridionale nelle aree metropolitane del Nord. Ecco perché, anche se premuti dalle aggravate insufficienze e dalle aggravate inadeguatezze, non si deve per questo cedere alla suggestione di riforme che contingentemente medichino gli effetti degli squilibri senza incidere sulle loro cause che sono, appunto, tutte riconducibili alla condizione del Mezzogiorno, con la sua disoccupazione, con la sua sottoccupazione e naturalmente con la sua congenita insufficienza di servizi civili e sociali. Non si tratta di inseguire gli squilibri, ma di correggerli. E per correggerli la terapia dell'industrializzazione è più che mai quella giusta, anche se sono oggi diventati di moda dei generici, e talvolta qualunquistici, discorsi sulle « cattedrali del deserto ». Non è vero, come taluni credono, che per inseguire il «mito» dell'industrializzazione siano state trascurate le possibilità di sviluppo agricolo nel Mezzogiorno. Uno studioso di problemi mediterranei deltautorevolezza di Kayser ha recentemente dimostrato proprio quanti e quali progressi abbiano fatto la produzione e la produttività dell'agricoltura nelle zone meridionali grazie alla Cassa per il Mezzogiorno. Resta naturalmente il difficile problema dell'agricoltura nelle strutture del tra4 BibliotecaGino Bianco
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